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Tutti sapevano le parole a memoria, si cantava insieme a squarciagola come se fosse una canzone d’amore, ma non lo era. Raccontava di una separazione, forse di una morte, comunque di un padre che non c’era più. E adesso che se n’è andato anche chi cantava quel testo struggente, nell’immaginario collettivo di quella generazione che s’affacciava al mondo alla fine degli anni Settanta, resta la voce delicata e avvolgente di Vittorio De Scalzi. “Non so più il sapore che ha / Quella speranza che sentivo nascere in me / Non so più se mi manca di più /Quella carezza della sera o quella voglia di avventura / Voglia di andare via di lì...”. Via dall’infanzia, dalle liti tra i genitori (“Quando tornava mio padre sentivo le voci”), dalla tristezza materna (“Quando chiedevo a mia madre dov’eri tu / Che cos’era quell’ombra negli occhi suoi”). Anche chi è nato venti o trent’anni dopo, quella canzone da qualche parte ce l’ha.
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Le resistenze del gruppo
E all’inizio il gruppo non era nemmeno tanto convinto.
La canzone esplosa nell'anno di Moro
Esplosa in quell’anno durissimo che fu l'anno di Moro, dei due Papi, di conquiste civili come l’aborto e la legge anti-manicomi, dei primi casi di divorzio in Italia che paiono riecheggiare nel testo (si dice che il brano sia stato ispirato dal reale divorzio dei genitori di una ragazza genovese che ne aveva molto sofferto). Ma fu anche l’anno di Discoring, la trasmissione musicale di Gianni Boncompagni prodotta dalla Rai e in onda per 14 stagioni dal 1977 al 1989, dove trionfò “Quella carezza”. L’anno dopo i New Trolls incisero la versione spagnola dal titolo “Aquella caricia de otoño” e il successo del brano venne bissato dodici anni dopo quando a cantarla con i New Trolls fu Anna Oxa. «Continuatela a cantare a squarciagola, lui vi ascolterà», si legge sulla pagina Facebook dell’artista, nel post firmato dalla moglie Mara e dai figli Alberto e Armanda.
Il Gazzettino