Virus, arriva l'horror sulla pandemia: il figlio di Stephen King lancia la serie “The Stand”

Fino allo scorso gennaio era considerato Il Signore degli Anelli di Stephen King, il maestro dell'incubo americano, che con L'ombra dello scorpione il suo bestseller...

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Fino allo scorso gennaio era considerato Il Signore degli Anelli di Stephen King, il maestro dell'incubo americano, che con L'ombra dello scorpione il suo bestseller più famoso, pubblicato nel 1978 - aveva voluto costruire un mondo ideale per ospitare l'eterna lotta del bene contro il male. Un mondo ideale per King, e dunque un mondo vuoto, inquietante, decimato da un virus simile all'influenza, creato in laboratorio e sfuggito al controllo dei militari. Da un anno a questa parte, la versione televisiva del romanzo, ribattezzata The Stand e prodotta dal terzogenito di King, il 43enne Owen, è diventata qualcos'altro: una metafora nemmeno tanto sottile, e fortunatamente molto distorta, di quel che il mondo avrebbe affrontato quarant'anni dopo con la pandemia di Covid.

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LE TEORIE
«No, il coronavirus non c'entra niente con la malattia di The Stand twittava King lo scorso marzo, per contrastare il proliferare di teorie complottiste ispirate al suo romanzo non è altrettanto pericoloso e non è così mortale. State calmi e proteggetevi». In arrivo il 3 gennaio anche in Italia su Starzplay disponibile come canale su Prime Video e come app per Apple Tv i nove episodi di The Stand colpiscono, inevitabilmente, per l'attualità dei termini e del linguaggio: si parla di quarantena, di lockdown, di focolai e di mascherine, e il primo colpo di tosse della serie seguito da uno starnuto è un indizio che innesca più di un sospetto nello smaliziato spettatore del 2020. «È importante ricordare che King non ha mai considerato L'ombra dello scorpione come la storia di un contagio ha detto lo showrunner Benjamin Cavell presentando la serie, che conterrà anche un episodio speciale e inedito scritto dall'autore ma come una storia, con molti elementi soprannaturali, di persone normali che devono scegliere da che parte stare».

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Ovvero dalla parte del diavolo Randall Flagg, personaggio ricorrente nella letteratura di King qui interpretato da Alexander Skarsgard, o del bene assoluto incarnato dalla profetessa centenaria Madre Abigail, rappresentata nella serie da Whoopi Goldberg: «Rispetto al libro Abigail è diversa ha detto l'attrice . Nella serie è una donna illuminata, che porta il verbo del cambiamento senza dimenticare di essere un semplice messaggero, e non un dio». Ispirati dalle visioni dell'una o dell'altra entità, e costretti a vivere in un mondo in balia del virus (graficamente non troppo diverso dall'apocalisse di The Walking Dead), i pochi sopravvissuti, immuni alla malattia, cercano di ricostruirsi un'esistenza in una piccola comunità del Colorado: tra loro l'ex cavia da laboratorio Stuart Redman (James Marsden), il cantante cocainomane Larry Underwood (Jovan Adepo) e la sua compagna, la bionda fatale Nadine Cross, interpretata dall'ex moglie di Johnny Depp, Amber Heard - già finita nel mirino degli haters per aver lodato «l'ottimo tempismo» con cui la serie è arrivata sui nostri schermi.


LA PESTE


Tra fosse comuni e furgoni carichi di corpi, piagati da una malattia più simile negli effetti alla peste del Manzoni che al Covid di Wuhan, in molti si chiedono infatti sul web se il momento sia effettivamente propizio per una serie così oscura: «Le storie dell'orrore sono fatte per esorcizzare le nostre paure ha risposto Cavell per questo sono eccessive, esagerate e spettacolari. Ci devono dimostrare una cosa in cui, soprattutto oggi, dobbiamo credere: che la fantasia, alla fine, supera sempre la realtà».
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Il Gazzettino