"L'estate addosso", Sala Giardino fiorisce con i ragazzi di Muccino

Il film ha lasciato più che perplessa la critica, ma la scommessa della Sala Giardino è vinta. La nuova struttura più "popolare" era gremita, ieri...

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Il film ha lasciato più che perplessa la critica, ma la scommessa della Sala Giardino è vinta. La nuova struttura più "popolare" era gremita, ieri sera, per la proiezione gratuita di "L’estate addosso" di Gabriele Muccino, accolto, con tutto il suo esuberante cast, da scroscianti applausi del pubblico. Proiezione non esente da un brivido iniziale, perchè non voleva saperne di partire: dopo il buio in sala sono state riaccese le luci ed è stata chiesta un po’ di pazienza agli spettatori. L’intoppo è stato risolto dopo qualche minuto e finalmente la platea ha potuto immergersi nella visione. E quando si è conclusa, sulla celebre canzone di Jovanotti, attori, regista e un po’ di spettatori hanno accennato a danzare: festa al cento per cento dunque.

 


Sono passati 17 anni da “Come te nessuno mai”, ma per Gabriele Muccino la scuola e gli esami di maturità non sono ancora finiti. Cambia il contesto, lì siamo nel post-post Sessantotto, qui in un mondo in cui il passaggio all’età adulta avviene nella presa d’atto che ci si può innamorare sia della più inappetibile compagna di banco come del bel gay italo-americano. Naturalmente, ben fuori dalle porte di Roma e cioè sul Golden Gate, al di là dell’Oceano, dove tutto può accadere complice Alitalia (ben visibile, chissà perché…). Non è l’ultimo bacio, ma sembra essere il primo per Marco e Maria: il primo, timido e introverso, la seconda “suorina” perbene che dalla camicine inamidate di mammà passa di colpo, e non si capisce come, a strusciarsi lascivamente nei locali trasgressivi di San Francisco.


Se c’è un limite alla plausibilità nella narrazione cinematografica, oltre al quale lo spettatore non crede più a quello che vede e nemmeno si emoziona, Muccino lo supera sperando che nessuno se ne accorga: un viaggio non di formazione, ma di improbabili scritture di sceneggiatura. Eppure, pare non sia molto lontano da ciò che possa accadere: “Sono partito da una storia: la mia estate di maturità, anno 1991, un viaggio negli Usa – racconta  – Da quando faccio il regista ho sempre voluto narrare quella vacanza, in un’età che ancora non conosce tormenti, senza mezze misure”. 
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Il Gazzettino