VENEZIA - Due poveracci immigrati ai margini della ricca svizzera, Eddy Ricaart (Benoit Poelvoorde) e Osman Bricha (Roschdy Zem) non sanno proprio come sbarcare il lunario e...
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Siamo sulle sponde del lago di Ginevra, esattamente Vevey.
Quando Eddy, belga di quarant'anni, esce di prigione, viene accolto dal suo amico Osman. Tra loro un patto: Osman lascia che Eddy viva nel suo capanno e, in cambio, Eddy si prende cura della figlia di sette anni di Osman, Samira, mentre la madre della bimba è in ospedale. Siamo a Natale. Quando viene annunciata la morte di Charlie Chaplin ai due scatta l'idea: perché non rubare il corpo del defunto attore per chiedere un riscatto alla famiglia? «Perché questo film? Semplice - dice il regista - dopo aver visto per la quindicesima volta Luci della città - mi sono ricordato di questa storia e per raccontarla con precisione a mia moglie ho scoperto che era davvero incredibile e che meritava qualcosa. Comunque, per fare questo film, sono entrato nello spirito della commedia all'italiana».
«Mi ricordo che quando tutto accadde era l'epoca in cui anche Aldo Moro era stata sequestrato. Una cosa non molto simpatica. Mi ricordo che ricevemmo delle minacce. Fu insomma un brutto periodo. Erano comunque due brigantelli che avevano seppellito mio padre in un posto, tra l'altro, niente male». A parlare così è invece Eugene Chaplin, figlio di Charlie, al Lido perché nel cast, insieme alla nipote Dolores.
Sulla realizzazione del film, dice ancora Chaplin che nel film fa il gestore di un circo, dice «inizialmente diffidavo di questo progetto. Mi dicevo cosa c'è di buffo nel rapimento di una bara. Poi visto il talento del regista mi sono ricreduto e ho detto: perché no». Il perdono della famiglia, infine, Eugene lo racconta così:«è vero mia madre che ricevette i fiori dalla moglie di uno dei due balordi nonostante le pressioni della polizia non volle costituirsi parte civile. Quel gesto l'aveva commossa». Nel cast del film, il primo dei quattro film francesi in corsa per il Leone d'oro, anche Chiara Mastroianni Nadine Labaki e Seli Gmach. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino