Grande, grosso, sanguigno: una presenza tangibile e forte in ogni inquadratura dei film che ha interpretato, ancor più imponente sul piccolo schermo dove le fiction di...
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L'INTERVISTA AL MESSAGGERO Ennio Fantastichini: «Come genitore quante ne ho mandate giù»
Nato a Gallese, paesino del viterbese il 20 febbraio 1955, figlio di un maresciallo dei carabinieri, era cresciuto Fiuggi, per poi andare a Roma, ventenne, per iscriversi all'Accademia d'Arte Drammatica. La passione per l'arte deve essere stata un cromosoma di famiglia se suo fratello Piero si è poi affermato come pittore e scultore e lui stesso debuttava, appena quindicenne, in teatro cimentandosi con Beckett e i classici. Si lascia alle spalle quasi 50 film, una quindicina di ruoli in tv, qualche incursione in palcoscenico, testimonianza di un attivismo frenetico, quasi a compensare una vita privata tormentata e difficile, con due storie d'amore e un figlio adorato (Lorenzo) intorno a cui ha sempre steso una ferrea barriera di riservatezza, lontano dal gossip e dagli scandali. Per Ennio il vero amore aveva le forme della cinepresa, capace di scrutare nelle insicurezze del volto, nella mobilità appassionata dello sguardo, nelle mani irrequiete e in quel corpo da toro che esibiva con sfrontata e, talvolta voluta, allegria.
La lezione dell'Accademia si ritrovava invece nella sapiente alternanza tra interpretazioni sommesse ed altre volutamente sopra le righe, con un controllo rigoroso della lingua (lui, romano nelle ossa) e un metodo quasi istintivo di usare tutto il corpo per costruire il personaggio. Candidato molte volte ai premi nazionali custodiva gelosamente le grandi vittorie, sempre però da coprotagonista: il nastro d'argento per «Porte aperte», il Premio europeo nel nome di Fassbinder conquistato con lo stesso film e il David di Donatello per «Mine vaganti» di Ferzan Ozpetek (2010), uno dei registi che più lo hanno amato e capito.
Ma il più franco successo di pubblico lo deve a Paolo Virzì che gli affidò il ruolo dello smargiasso Ruggero Cantalupi, tipico esponente del «generone» romano a fianco di Sabrina Ferilli in «Ferie d'agosto» (1996).
Il Gazzettino