Molestie, Soon-Yi difende il marito Woody Allen: «Accusato ingiustamente»

Woody Allen e la moglie Soon Yi
Soon-Yi rompe decenni di silenzio, difende il marito Woody Allen e attacca la madre Mia. In una intervista sul New York magazine, la moglie del regista afferma che Woody è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Soon-Yi rompe decenni di silenzio, difende il marito Woody Allen e attacca la madre Mia. In una intervista sul New York magazine, la moglie del regista afferma che Woody è stato trattato «ingiustamente» dal movimento #MeToo perché le accuse della sorellastra Dylan di averla molestata quando era bambina sono una montatura.


Soon Yi, che aveva 21 anni quando cominciò la relazione con il futuro marito, ne ha oggi 47. A intervistarla è stata Daphne Merkin, dagli anni Novanta amica e fan del regista. Immediate le reazioni sia di Dylan che di Ronan Farrow, l’unico figlio biologico del regista e dell’attrice, che ha vinto un Pulitzer per gli scoop sugli abusi di Harvey Weinstein e che poi, in una implicita vendetta contro il padre, ha continuato a colpire altri potenti non solo a Hollywood: dopo il capo di Cbs Les Moonves, l’Attorney General dello stato di New York Eric Schneiderman e da ultimo, il giudice designato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh.

Ronan ha trovato l’intervista della Merkin «un insulto all’etica del giornalismo» per il fatto che a parlare con la sorellastra sia stata un'amica del padre. A sua volta Dylan ha reagito sdegnata alle affermazioni di Soon-Yi secondo cui Mia «ha sfruttato il movimento #MeToo mettendola in piazza come vittima», col risultato che «una nuova generazione ne viene a conoscenza e non dovrebbe».

L’intervista, condotta nella casa della coppia e in presenza di Woody, arriva dopo una serie di segnali che lasciano pensare che la carriera del regista sia finita anche a causa del #MeToo. Negli ultimi mesi diversi attori, tra i quali Michael Caine, Timothée Chalamet, Greta Gerwig e Colin Firth, hanno espresso rammarico per aver lavorato con Allen o detto che non lo faranno più. Il colpo di grazia in agosto con la decisione di Amazon, che ha un accordo di distribuzione con il regista, di rinviare sine die l’uscita di "A Rainy Day in New York", girato nel 2017.


Mia e l’allora marito, il direttore d’orchestra André Previn, adottarono Soon-Yi in un orfanotrofio di Seul nel 1977. La donna descrive una «gerarchia» tra figli adottivi perché la madre privilegiava «l’intelligenza e l’aspetto, occhi azzurri e capelli biondi». L’intervista, la prima in 25 anni, è un’occasione per fare i conti con il passato. Soon-Yi accusa Mia di aver trattato i figli come schiavi e di esser stata occasionalmente violenta nei loro confronti. «Mi tirava addosso i blocchetti dell’alfabeto quando sbagliavo le parole. Mi appendeva per i piedi perché mi andasse il sangue alla testa per farmi più intelligente», dice la donna ammettendo di avere «una piccola learning disability». A proposito della relazione con Allen, fu lui a farle la corte. «Io, come avrei osato?». Woody la fece sentire stimata: «Questo mi lusingava». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino