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Hanno la divisa verde della naja italiana degli anni Ottanta, credono che il cubo sia un film del 1997 e a sentirli parlare nelle brevi schede di presentazione da ieri in streaming su RaiPlay sono in grado di resistere alla vita da caserma senza avere la minima idea di cosa significhi. Un po' reality sulla scia de Il Collegio, un po' gioco di sopravvivenza per adolescenti, La Caserma di Rai2, in onda da domani alle 21.20, porterà 15 ragazzi e 6 ragazze appena maggiorenni tra le mura di un'anonima caserma in provincia di Levico, ricostruita negli stessi locali in cui d'estate campeggiano, pregando, ignari gruppi parrocchiali di zona. Qui - tra camerate, zona rancio, palestra e area addestramento - i ragazzi trascorreranno 30 giorni e sei puntate di naja forzata, sotto la guida di cinque istruttori professionisti (Simone Cadamuro, Germano Capriotti, Deborah Colucci, Giovanni Rizzo, Salvatore Rossi), l'occhio vigile di un inflessibile istruttore capo (Renato Daretti) e il pubblico da casa, che la rete si augura largo e costante come quello devoto ad altri reclusi del piccolo schermo, i ragazzi de Il Collegio (2 milioni e mezzo di spettatori di media).
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IL FORMAT
Adattamento di un format inglese, Lads Army, evolutosi poi nella versione più estrema Bad Lads Army, con ex galeotti nei panni delle reclute, La Caserma italiana prende le distanze dal modello originale: via l'ambientazione d'epoca (Lads Army è ambientato negli anni Cinquanta), via qualsiasi riferimento a corpi militari specifici (nessuna mostrina sulle divise, solo il nome della recluta), via, soprattutto, le armi. Al posto dei fucili, protagonisti nel format originale, le reclute di Rai2 maneggeranno dei più innocui laser.
Ma il resto della vita da caserma cercherà di rispecchiare il più fedelmente possibile la realtà in chiaro del militare, senza accennare alle zone d'ombra del nonnismo: sveglia al suono della tromba, il cubo (il sistema per riordinare il letto impacchettando il materasso) al mattino, poi alzabandiera con l'inno nazionale e via con le adunate, gli allenamenti e i servizi in mensa e nei bagni.
LA DIVERSITÀ
Intenzionalmente largo lo spettro della diversità dal canone, con tanti italiani di seconda generazione tra le reclute e attivisti dei diritti LGBTQ+, tutti apparentemente entusiasti all'idea di farsi recludere, disciplinare e formare. Una tendenza all'austerità coatta iniziata con Il collegio, proseguita con La Caserma e destinata a tracimare presto anche fuori dai confini della tv pubblica, con la chiusura in convento degli influencer minacciata da Ti spedisco in convento, il nuovo reality di Discovery +. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino