In attesa che la Rai decida su Junior Cally, se farlo esibire o no a Sanremo, continuano le polemiche sul rapper contestato per le frasi sessiste di alcune sue canzoni. Il...
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«La Rai dica no a Junior Cally». Niente Sanremo per il rapper: in sole 24 ore una petizione lanciata su Change.org ha raggiunto oltre 20mila firme. L'iniziativa è di Carmen Cera e dei docenti del Liceo Scientifico Nicolò Palmeri di Termini Imerese. Sotto accusa il linguaggio «sessista, oltraggioso e pericoloso» («L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera»). Tra coloro che hanno firmato non sono mancati gli sfoghi. «Poi ci stupiamo dei femminicidi? Sdoganare la violenza sessista dovrebbe essere reato, anzi è apologia subliminale di reato oltre che oltraggio morale alla dignità delle persone!», «Il canone lo pago anche io e non accetto che i miei soldi finanzino una cultura sessista e violenta», «sono ferocemente indignato come cittadino e come contribuente, oltre che come educatore. Non possiamo tollerare simili messaggi!».
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Torna ad attaccare anche Salvini, ieri criticato a sua volta per un tweet: «Donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti.
In difesa del rapper e contro «il festival dell'ipocrisia» interviene Giulia Anania, scrittrice e cantautrice, ha scritto canzoni per Emma, Nek, Laura Pausini e Paola Turci. «Gli attacchi non si riferiscono ai contenuti del brano di Sanremo (con allusioni, guarda caso, a Salvini e a Renzi) ma alla produzione precedente del rapper romano, che, come tanti altri rapper della sua generazione, utilizza immagini spesso violente e smaccatamente sessiste. Allora dovremmo buttare fuori da Sanremo anche Marco Masini, Achille Lauro, i Pinguini Tattici Nucleari e Miss Keta, perché nei loro pezzi in passato hanno fotografato momenti altrettanto odiosi. Forse sarebbe meglio interrogarsi su una generazione lasciata sola nella pornografia, non solo dei corpi ma anche dei sentimenti».
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Il Gazzettino