“Jazz&Wine of peace”, Controtempo punta e vince sulla qualità

“Jazz&Wine of peace”, Controtempo punta e vince sulla qualità
CORMONS - Molti suoni diversi, ma anche tanta energia. Si è chiuso domenica il ventennale del festival “Jazz&Wine of peace” che in questi lunghi...

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CORMONS - Molti suoni diversi, ma anche tanta energia. Si è chiuso domenica il ventennale del festival “Jazz&Wine of peace” che in questi lunghi anni ha riproposto Cormons come meta strategica per conoscere le ultime novità della musica di matrice neroamericana.


Ed in effetti in questi giorni, per assistere ai concerti proposti da “Controtempo” sono arrivati spettatori e appassionati anche dall’estero (Scozia, Inghilterra, Slovenia ed Austria) a conferma di una rassegna che si è sviluppata scommettendo sulla qualità. Il festival di Cormons fonde quindi il jazz con l’attività delle cantine del territorio in un’accattivante sintesi di questi due mondi con musica nei teatri e direttamente nelle aziende produttrici. Per il ventennale, e non poteva essere altrimenti, lo sforzo degli organizzatori e del Comune è stato molto intenso se si pensa che sul Collio sono arrivati Enrico Rava, la Sun Ra Arkestra, Craig Taborn, il duo composto da David Murray e Hamid Drake e tanti altri.
Il concerto inaugurale, mercoledì 25, è stato affidato ad uno straordinario Steve Coleman con i suoi Five Elements. Qui il sassofonista e compositore statunitense ha portato in scena le nuove produzioni che anche in questi ultimi anni lo hanno riconfermato in vetta alle graduatorie stilate dai critici musicali. Quello di Coleman è un linguaggio scattante, unico ed ipnotico, frutto di continue evoluzioni e cambi di ritmo. In questa musica torrenziale, ed è proprio questa la caratteristica di Coleman, c’è un continuo rimando al funky e alle sonorità più marcatamente da strada, in particolare newyorkesi.

Per poter viaggiare a livelli così sostenuti, Coleman ha sempre bisogno di muscolosi ed ispirati compagni di viaggio. Nelle complesse strutture disegnate dal sax alto del leader sono così emersi i fraseggi del giovane trombettista Jonathan Finalayson, del solido bassista Antony Tidd e dell’inesauribile batterista Sean Rickman che ha impressionato per fantasia e vigore.
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Il Gazzettino