Giovani e Ricchi, il documentario di Raidue scatena le polemiche ma il direttore lo difende: «E' uno spaccato sociale»

Giovani e Ricchi, il documentario di Raidue scatena le polemiche ma il direttore lo difende: «E' uno spaccato sociale»
Era prevedibile che, nelle pagine dedicate alla tv, oggi si parlasse della nuova stagione di Pechino Express. Meno, invece, che l’attenzione si concentrasse su Giovani...

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Era prevedibile che, nelle pagine dedicate alla tv, oggi si parlasse della nuova stagione di Pechino Express. Meno, invece, che l’attenzione si concentrasse su Giovani e ricchi. Di cosa stiamo parlando? Del documentario trasmesso lunedì 12 settembre su RaiDue, dopo la prima puntata di un adventure game condotto da Costantino Della Gherardesca, dedicato ai “Rich Kids” vale a dire la gioventù dorata che celebra se stessa con foto ricche di particolari. A firmalo è stato il regista Alberto D’Onofrio, 25 anni di documentari alle spalle, che ha raccontato la vita di quattro super-ricchi nostrani under 30: Alberto Franceschi, figlio di un imprenditore veneto dell’abbigliamento; Camilla Lucchi, figlia di imprenditori del nord-est settore marmi; Federico Bellezza, torinese, anche lui ricco di famiglia e Giovanni Santoro, italiano con base a Londra, attivo nel ramo calciatori con fidanzata russa egualmente facoltosa. Risultato? Un botto di pubblico (oltre il 10% di share) e una marea di critiche. E non solo da parte dei giornalisti.


Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della Commissione di vigilanza Rai, in una nota ha persino chiesto conto del costo e del progetto editoriale della trasmissione. Tuttavia le polemiche sono state spente prontamente da Ilaria Dallatana, direttore di RaiDue, che ha commentato: «Si tratta di un'indagine di una sola puntata di 50 minuti che osserva un fenomeno globale che interessa anche i giovani italiani. Lo sguardo è documentaristico, e l'approccio di Alberto D'Onofrio è quasi da entomologo. È una produzione sobria su chi sobrio non è». E ancora: «Questo non è un prodotto d'acquisto di quelli pensati per creare una mitologia del lusso, ma uno spaccato degno di un servizio pubblico che descrive un fenomeno, quello dell'ostentazione di certi stili di vita tramite social che i ragazzi italiani seguono e che non ha confini».

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Il Gazzettino