Attore di Gomorra arrestato: Carlo Cuccia nella serie faceva il «palo», nella vita era un narcos

Attore di Gomorra arrestato: Carlo Cuccia nella serie faceva il «palo», nella vita era un narcos
In Gomorra faceva il palo, nella vita il narcotrafficante. È l'accusa choc nei confronti di Carlo Cuccia, 40enne di Tradate (Varese), che figura tra...

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In Gomorra faceva il palo, nella vita il narcotrafficante. È l'accusa choc nei confronti di Carlo Cuccia, 40enne di Tradate (Varese), che figura tra le persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Napoli (Gico e Nucleo di Polizia Economico Finanziaria) nell'ambito dell'indagine della DDA che ha consentito di sgominare tre gruppi di narcotrafficanti tra Torre Annunziata (Napoli) e nei quartieri napoletani Scampia e Secondigliano.

 

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Cuccia ha un passato da attore, o meglio da comparsa nella seconda stagione di Gomorra, la fortunata serie tv prodotta da Sky ispirata dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano. Nell'episodio 11 il 40enne interpretava il ruolo del «palo» (detto in gergo «specchiettista»). Secondo quanto emerso dalle indagini, nella vita reale Cuccia era invece il referente italiano dei fornitori di droga spagnoli per conto della famiglia di narcotrafficanti Dannier di Secondigliano.

 

 

In rapporti con i narcos colombiani

 

Il gruppo per il quale Carlo Cuccia lavorava, quello dei Dannier, si è separato dalla famiglia Manzi, dopo un periodo di collaborazione cessato a causa di un importante sequestro di hashish avvenuto porto di Genova, ben 294 chilogrammi di sostanza stupefacente. Da quel momento le due famiglie, secondo quanto gli investigatori del Gico e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli (coordinati rispettivamente dal tenente colonnello Danilo Toma e dal colonnello Domenico Napolitano) hanno iniziato a sviluppare rapporti per conto proprio con i narcotrafficanti stranieri.

 

Armando Manzi (anche lui tra gli arrestati) era in rapporti con i narcos colombiani: ha organizzato il trasferimento di una importante partita di cocaina dal porto di «Buenaventura» (dal quale prende il nome l'operazione) che, stipata in alcuni container, sarebbe dovuta arrivare nel porto spagnolo di Algeciras, dove il gruppo criminale godeva della complicità di alcuni operatori portuali «infedeli», incaricati di recuperare lo stupefacente. Anche questa operazione però, non andò in porto.

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Il Gazzettino