PADOVA - Si potrebbe scrivere deluso chi si aspettava un classico, ma dagli applausi non erano queste le aspettative. Di...
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Di classico c'è l'aspra e pungente satira contro il mondo dei burocrati che Gogol immagino nel 1836. Il resto è colore, tanto è avvolgente, mollezza anni 50-60, e musica quasi da disco. Con tanto di piscina finale per annegare tra strisce di coca e dozzinale biancheria intima in bella vista le umane debolezze.
"L'ispettore generale" di Gogol per la regia di Damiano Michieletto ieri sera in prima nazionale al teatro Verdi di Padova, ha strappato il consenso ad un pubblico che ha riso e sorriso della meschinità e della cupidigia, mai così di grande attualità. Lo spaccato di una umanità annaffiata dall'alcol e ubriacata da lusso e potere, omologata e impacchettata in un amaro fermo immagine finale. Stasera si ripete.
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Il Gazzettino