Gigi Proietti torna in televisione dopo 26 anni con Cavalli di battaglia

Gigi Proietti
Gigi Proietti torna in televisione dopo 26 anni di assenza. La notizia vale di per sé, ma se si aggiunge che lo spettacolo in questione è "Cavalli di...

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Gigi Proietti torna in televisione dopo 26 anni di assenza. La notizia vale di per sé, ma se si aggiunge che lo spettacolo in questione è "Cavalli di battaglia", che dal teatro passa al piccolo schermo, allora è un’occasione da non lasciarsi scappare. L’idea a Proietti viene in seguito al grande successo ottenuto con l'omonima versione teatrale: all’Auditorium tra estate e inverno Cavalli di battaglia è andato in scena per 24 repliche tutte sold out, sia in Cavea (3700 posti), che in sala Santa Cecilia (2800). 


Ecco allora che da sabato 14 gennaio e per altre due serate (21 e 28, a cui si potrebbe aggiungere un quarto appuntamento), in prima serata su Rai Uno Proietti si esibisce nei ‘suoi’ cavalli di battaglia, affiancato e supportato da ospiti e amici. «Lo spettacolo per me non è nuovo, tutto nasce con A me gli occhi please, mio vero cavallone di battaglia che debuttò a Roma nel 1976. Ho festeggiato il quarantesimo anno di vita. Quello che non avevo mai fatto è la spalla… Mi auguro non sia il mio mestiere futuro!».

Nella prima puntata, in onda il 14 gennaio, oltre ad alcuni grandi classici come l’affarologo Pietro Ammicca, l’attore impreparato Armando Duval da La signora delle camelie e l’antico romano Toto, ci sono numerosi ospiti. Tra gli altri, con Claudio Baglioni cantano "Me so magnato il fegato” e insieme al premio Oscar Nicola Piovani e alla figlia Carlotta al pianoforte Gigi si trasforma in Numa Pompilio il Bacucco da I sette re di Roma di Luigi Magni. Torna espressamente per Proietti su Rai Uno anche un emozionato Corrado Guzzanti con Quelo coadiuvato da Serena Dandini. 


Un’esperienza insolita per il mattatore romano, che potrebbe aver scoperto una nuova professione: il conduttore. «Mio padre voleva che facessi il conducente… Mi sono avvicinato! Io nasco a teatro e questa versione televisiva è una commistione; dopotutto i varietà storici come Studio Uno hanno attinto proprio dal palcoscenico. E’ stato difficilissimo, perché devi mettere l’ospite a proprio agio, ma penso di essere andato bene. La paura è di distruggere tutto quello che hai costruito negli anni, ma alla fine mi sono ho detto: se arrivo fino alla fine, poi vado a Lourdes. In questo momento ciò da fa', ma poi ci andrò!». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino