Bagarre tra il pubblico alla Scala, fischi al maestro Chailly: «Sei un depresso»

Bagarre tra il pubblico alla Scala, fischi al maestro Chailly: «Sei un depresso»
«Depresso! Sei un depresso!». «Statevene a casa!», «Smettetela». È finita in bagarre tra il pubblico ieri sera alla Scala al termine...

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«Depresso! Sei un depresso!». «Statevene a casa!», «Smettetela». È finita in bagarre tra il pubblico ieri sera alla Scala al termine della prima della 'Gazza Ladrà di Gioacchino Rossini, riproposta nella sala del Piermarini dopo 176 anni dall'ultima rappresentazione, con la firma di Gabriele Salvatores e la bacchetta di Riccardo Chailly. Un paio di spettatori del loggione hanno cominciato all'inizio dello spettacolo, giusto alla fine della celebre ouverture, a far sentire sonorissimi «buuuu!». Qualcuno ha pensato che non gradissero la messinscena e le 'invenzionì di Salvatores che già si erano esplicitate durante l'ouverture.


Ma alla fine si è capito che ad essere loro sgradita era stata l' interpretazione che dell'ouverture aveva dato il maestro Chailly che alla fine sempre da quei due è stato ancora contestato. Il resto del pubblico ha invece gradito lo spettacolo e la chiave di lettura di Salvatores, oltre che le voci e l'orchestra. Tanto che alle contestazioni ha sempre reagito rafforzando gli applausi. Ma alla fine, dopo che la compagnia di canto era stata chiamata al proscenio più volte, da un paio di palchi e dalla platea sono partite grida di censura per i contestatori: «Basta!», «Non se ne può più», «Statevene a casa!». Anche molti critici in sala non hanno ben compreso i motivi di contestazione di uno spettacolo che hanno definito «di alto livello». L'invenzione di Salvatores è stata quella di dare alla 'Gazzà proprio il ruolo del titolo e di rappresentarla sulla scena attraverso un'acrobata che con calzamaglia bianca e ali nere ha 'volatò quasi incessantemente nel boccascena, in alto o in basso, volteggiando su una fune o accovacciandosi e saltellando qua e là per il palcoscenico. La si vede chiaramente rubare oggetti luccicanti, e anche quel cucchiaio d'argento che tanti guai procurerà a Ninetta, accusata di furto e condannata per la ribalderia del podestà che aveva sperato che le si concedesse pur di aver salva la vita. Nello spettacolo c'è anche un doppio racconto: quello fatto attraverso le marionette della compagnia di Carlo Colla. È il teatro nel teatro, con i personaggi che hanno un loro 'doppiò in marionette vestite con abiti uguali a quelli che indossano loro. «Perchè Rossini - spiega Salvatores nel programma di sala - considera i personaggi un pò come burattini».


La scena è fissa, con un edificio sulla destra che da casa di campagna diventa carcere o anche tribunale e una grande porta sul fondo, da cui entrano via via i personaggi, mentre ingranaggi a vista fingono di comandare la discesa di un grande albero o della parete di una casa, oppure di una grande gabbia dentro cui Ninetta è come prigioniera del podestà che la insidia. Alla chiusura del sipario è stata proprio la Gazza, impersonata dall'acrobata Francesca Alberti, a chiamare e accompagnare al proscenio i diversi interpreti, a cominciare dal coro della Scala diretto da Bruno Casoni e via via i componenti la compagnia di canto. Applausi senza riserve per Alex Esposito (Fernando) e Michele Pertusi (il Podestà), ma anche (insieme a contestazioni) per il maestro Chailly, Rosa Feola (Ninetta) Edgardo Rocha (Giannetto), Teresa Iervolino (Lucia), Paolo Bordogna (Fabrizio), Serena Malfi (Pippo) e Matteo Macchioni, Matteo Mezzaro, Claudio Levantino, Giovanni Romeo e la 'Gazzà Francesca Alberti.
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Il Gazzettino