Il coronavirus non si ferma e l’aumento dei casi registrati in America assesta un’ulteriore mazzata alla fabbrica dei sogni già messa in ginocchio dal lockdown....
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Sospesi, rimandati, addirittura cancellati: è il destino degli ultimi blockbuster hollywoodiani che tutto il mondo aspettava. Li vedremo in ritardo, ma alcuni rischiamo di non vederli affatto. ”Tenet”, il kolossal di azione e fantascienza di Christopher Nolan, e slittato più volte e dovrebbe uscire negli Usa il 12 agosto, da noi il 26. In un formato ultra-spettacolare (Imax e pellicola a 70mm) per esaltare le scene girate in Estonia, a Londra, in Danimarca, a Los Angeles, Mumbay, sulla Costiera Amalfitana. E gravato di una responsabilità epocale: rimettere in piedi, grazie agli auspicati super-incassi, l’intera industria del cinema. Compito, questo, che Nolan dividerà con ”No Time To Die”, 25mo capitolo della saga di James Bond interpretato per l’ultima volta da Daniel Craig e girato tra Giamaica, Cuba, Norvegia, gli studi londinesi di Pinewood e Matera: doveva uscire ad aprile, sarà nelle nostre sale l’11 novembre. Slitta al 1° ottobre ”Wonder Woman 1984”. Non è stata invece fissata la data di altri film dalle enormi potenzialità commerciali come ”Mulan”, versione live-action del celebre cartoon, ”Black Widow” con Scarlett Johannson nei panni della supereroina, ”Onward-oltre la magia” (animazione Disney-Pixar), ”Peter Rabbit 2”.
Film come ”Arthemis Fall” e ”Trolls World Tour”, sono sbarcati direttamente sulle piattaforme che, durante il lockdown, hanno registrato il boom di abbonamenti (specialmente Netflix e Disney +) ma ora, se l’industria si ferma, rischiano di rimanere a corto di prodotto. Tra i set interrotti dalla pandemia c’è ”Mission: impossible 7” con Tom Cruise. Rimandate le riprese di ”The Batman” con Robert Pattinson, ”Indiana Jones 5”, ”La Sirenetta”, ”Shazam 2”. Spostati al 2021 ”The Beatles: Get Back” di Peter Jackson, ”The Eternals”, ”Godzilla vs Kong”, ”Minions: The Rise of Gru”. Cancellate le uscite in sala, a favore del web, di una quarantina di titoli. Dato il momento, si spostano al di fuori dell’America alcune produzioni kolossal. Jim Cameron ha iniziato in Nuova Zelanda le riprese del primo sequel di ”Avatar”: se ne prevedono quattro, destinati ad uscire a distanza di due anni fino al 2027 ma la pandemia ha stravolto i piani. Sempre in Nuova Zelanda, dove il protagonista Tom Hanks ha contratto il coronavirus (ma è guarito), riaprirà il set di ”Elvis” diretto da Baz Luhrman. Baltasar Komakur ha invece scelto l’Islanda per girare la serie Netflix ”Katla” sull’eruzione di un vulcano. Gli studi di Pinewood, a Londra, ospitano ”Jurassic World: Dominion”, Berlino farà da sfondo a ”Mission: impossible 7” e ”Matrix 4”.
Se Hollywood piange, non ride il cinema del resto del mondo. E’ in crisi nera la Cina che prima della pandemia si avviava a scavalcare gli Usa. Difficile anche la ripartenza in Francia, prima industria europea e secondo Paese esportatore dopo l’America. L’Italia, che a causa del coronavirus ha perso 25 milioni di spettatori, si sta riprendendo: la gente torna al cinema e ripartono in tutto il Paese i set di film e serie (I delitti del Barlume, I Bastardi di Pizzofalcone 3, Totti). All’insegna di mascherine, test, termoscanner, comparse ridotte al minimo, niente baci e distanziamento come impongono i protocolli sanitari. Uno scenario mai sperimentato prima, surreale, ma anche un segno di speranza: il cinema, sia pure acciaccato, non si arrende e continua a credere nel futuro.
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Il Gazzettino