Coronavirus, da Ultimo a Vasco Rossi: si rischia un'estate senza concerti

Coronavirus, da Ultimo a Vasco Rossi: si rischia un'estate senza concerti
Non sarà facile tirare fuori il mondo dell'intrattenimento dal vivo italiano dalla paralisi totale che ha colpito il settore da quando è scoppiata...

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Non sarà facile tirare fuori il mondo dell'intrattenimento dal vivo italiano dalla paralisi totale che ha colpito il settore da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus. Se non altro perché, sebbene i provvedimenti presi dal Governo per impedire al virus di diffondersi arrivino (ad oggi) fino al 3 maggio, è inverosimile pensare che dopo quella data tutto tornerà davvero com'era prima. Chi avrà il coraggio di andare al cinema o al teatro sapendo che il vicino di poltrona potrebbe potenzialmente essere infetto? Ma soprattutto: chi vorrà mischiarsi tra la folla nel parterre di un concerto ospitato da uno stadio o da un'arena? Ed è proprio sui grandi raduni estivi - per ora confermati - che incombe una grande incognita, con la bella stagione alle porte. Tra i più attesi, Vasco, Ultimo, Tiziano Ferro e Cesare Cremonini: si faranno o sono destinati ad essere rimandati - o cancellati - come i tour che erano in programma questa primavera? Cosa ne sarà dei biglietti già venduti? E sarà davvero possibile riprogrammarli?


Coronavirus, Tiziano Ferro: «Il governo si esponga e faccia chiarezza sui concerti». E scoppia la polemica
 
PORTAVOCE
È stato proprio Ferro, ospite domenica sera di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, su Rai2, a lanciare un appello al governo: «Ho bisogno di chiedere che si faccia chiarezza, che il governo ci dia delle risposte, che si esponga», ha detto il cantautore, cercando di rispondere in un minuto e mezzo a una domanda del conduttore sul destino dei concerti. In molti, sui social, l'hanno accusato di egoismo, di badare solo ai propri interessi, ma la verità è che con quell'intervento Ferro si è fatto portavoce di un intero settore che chiede risposte. Un settore di cui fanno parte non solo i cantanti, ma anche promoter, tecnici delle luci, fonici di palco, operai che montano e smontano i palchi: tutti in attesa di sapere cosa ne sarà degli appuntamenti estivi. I concerti di alcune star internazionali sono stati già riprogrammati per il 2021: dai Pearl Jam (avrebbero dovuto esibirsi a Imola di fronte a 85mila spettatori) a Eric Clapton. Vacillano Paul McCartney (atteso a Lucca e Napoli), i Foo Fighters, Aerosmith e Billie Eilish a Milano, Guns N' Roses e Red Hot Chili Peppers a Firenze, Kendrick Lamar a Roma, Iron Maiden a Bologna. I tour dei big italiani, al momento, sono confermati, ma il rischio di rinvii è sempre più concreto.

IL REALISMO
I promoter stanno facendo i salti mortali per riprogrammare le date, e sono in attesa di direttive da parte del governo. Ma le decisioni tardano ad arrivare: «Siamo in stand by. E non sta agli organizzatori di concerti decidere. Il Governo dovrebbe esporsi. Avere il coraggio di dire: Fino a tale periodo non sarà possibile fare concerti'», dice Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, che riunisce i promoter e gli organizzatori di eventi dal vivo italiani. Spera è realista: «Le notizie che arrivano non sono rassicuranti. Con ogni probabilità l'estate rischia di saltare. Ma i promoter devono saperlo il prima possibile, per organizzarsi». Per le quattordici date del tour di Ultimo, che dovrebbe partire il 29 maggio dallo Stadio Comunale di Bibione, sono stati venduti circa 600mila biglietti. Per i quindici concerti di Tiziano Ferro, partenza in programma il 30 maggio da Lignano, ne sono stati venduti 500mila. La tournée di Vasco Rossi dovrebbe debuttare il 10 giugno a Firenze: cinque date (doppietta al Circo Massimo) per oltre 360mila biglietti venduti. E poi Cremonini (otto appuntamenti negli stadi), Baglioni (dodici date a Caracalla, una al Teatro Greco di Siracusa e una all'Arena di Verona), Coez, solo per citarne alcuni. Senza dimenticare i festival: Rock in Roma, i-Days a Milano, Firenze Rocks, Bologna Sonic Park.

L'INDOTTO

«Stiamo parlando di 350 milioni di fatturato», commenta il presidente di Assomusica, riferendosi agli incassi complessivi dei concerti in programma nel nostro Paese quest'estate. Poi bisogna tenere in considerazione anche l'indotto su commercio e turismo (alberghi, ristoranti, bar): circa 600 milioni. Una catastrofe anche per i territori. E la paralisi è destinata a durare ancora per molto. Anche oltre il prossimo autunno, secondo qualche esperto. Dovremmo forse rassegnarci all'idea che occorreranno parecchi mesi prima di tornare a cantare sotto al palco di un concerto, insomma. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino