Clementino si confessa: «Ero schiavo della coca, ora sono guarito»

Clementino
«Lo dico?» Ensi, amico fraterno e collega, gli fa cenno di sì e allora, alla domanda di Antonio Dikele Distefano “C’è stato un momento della...

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«Lo dico?» Ensi, amico fraterno e collega, gli fa cenno di sì e allora, alla domanda di Antonio Dikele Distefano “C’è stato un momento della vostra carriera così basso in cui avete pensato di mollare la musica?”, il rapper napoletano Clementino risponde: «Sono uscito dalla comunità 15 giorni fa».


Un secondo di silenzio sbigottito e la platea, giovanissima, esplode in un applauso.

Succede al secondo giorno di Storie Digitali, il festival milanese organizzato da CultCity, diretto da Dikele Distefano e dedicato alle storie di successo del mondo del web, alla Fabbrica del Vapore a Milano.

«È la prima volta che lo dico in pubblico, se non lo dico qui con voi ragazzi, dove? ». Inizia così un toccante flusso di coscienza. «C’è stato un momento in cui sono stato sopraffatto da quella merda che è la cocaina». Racconta: «Sapete come funziona, sei un artista, prima te la offrono, poi te la compri e ad un certo punto non sei più tu. Io ero la Iena White ma non ero più Clemente». Si commuove più volte. Quando racconta che non è arrivato alla presentazione del suo disco, Vulcano, perché «ero strafatto in casa da tre giorni».

E quando non è riuscito neanche a farsi un selfie con Jay-Z. Continua: «Quando hai un genitore che ti piange in faccia capisci che devi smettere». E allora è lui stesso a chiamare la comunità di recupero dove si è disintossicato. «E così mi sono ritrovato a pulire i cessi in comunità. Con i ragazzi mi dicevano sei un grande, sei passato da fare Sanremo a pulire i cessi in un attimo».  E tra le lacrime di tutti, lui chiude: «Adesso faccio un disco in cui voglio parlare di questa verità».
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Il Gazzettino