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Lettera di fuoco della vedova Battisti contro Mogol. «Eccomi qui - esordisce Letizia Veronese Battisti - Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi. Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo». Lo scrive Grazia Letizia Veronese vedova di Lucio Battisti in una lettera aperta a Mogol «ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere».
Vedova Battisti, lettera di fuoco a Mogol: «Non ti riesce proprio di separare il suo nome dal tuo»
«Noto anche che - aggiunge - , in queste occasioni non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio per una questione di confini, due gradi di giudizio per un risarcimento danni, per "perdita di chanche": una causa che, visto l'esito, ha costretto in liquidazione le Edizioni Acqua Azzurra.
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La replica di Mogol che ribadisce l'invio di una lettera a Battisti poco prima che lui morisse
«Mi dispiace si possa anche soltanto immaginare che io mi sia inventato di aver fatto avere una lettera a Lucio nel periodo finale della sua malattia. Non so che motivo avrebbe potuto spingermi a raccontare una bugia. Tra l’altro, fu un medico a rendere testimonianza della cosa, parlandone con una giornalista», spiega un amareggiato Mogol interpellato dal Quotidiano Nazionale.
E sulla fine del sodalizio con Lucio Battisti, Rapetti dice: «Per la milionesima volta: non litigammo, non ci fu nulla di personale. Fu una questione economica. Io trovavo giusto che i diritti sulle canzoni fossero ripartiti paritariamente tra noi, nonostante la legge dicesse un’altra cosa. Lui inizialmente sembrava d’accordo, invece andò a casa e cambiò idea e ci separammo».
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