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Nato a Losanna, in Svizzera, dal matrimonio con lo psichiatra italiano Andrea Dotti, Luca Dotti è il secondogenito di Audrey Hepburn. Proprio lui ha fornito retroscena inediti sulla vita dell’attrice nel libro Audrey mia madre (Mondadori Electa). «Mia madre si considerava al 100% inglese - racconta al Corriere della Sera - ma in casa considerava italiano e francese prioritari, mi diceva: "Luchino stai tranquillo, poi l'inglese lo imparerai". Quando i miei si separarono l'avvocato Agnelli, mi chiese in inglese cosa provavo. Io risposi: "I am sorry, I don't understand", perché non capivo. L'avvocato raccontò divertito a mio padre: "Tuo figlio è un genio della diplomazia e ha finto di non comprendere". In verità non lo avevo davvero capito»
Chi è
Luca Dotti ha lavorato per oltre un ventennio come grafico.
Audrey e la guerra
«Non la divertiva parlare di Hollywood, raccontava, invece, molto della guerra. Il succo delle sue storie era che, dopo avere rischiato di morire, non temeva niente. Allo scoppio del conflitto, nella convinzione di mettersi al sicuro, si era rifugiata con mia nonna ad Arnhem, una città olandese alla frontiera con la Germania. In realtà si rivelò la scelta peggiore. Per decenni non ha acquistato prodotti tedeschi. La prima Volkswagen Golf è arrivata a casa negli anni 80».
L'antipatia con Bogart
I suoi amici sono stati James Stewart, Roger Moore e Doris Brinner e soprattutto Hubert de Givenchy. «Pare non si amassero con Humphrey Bogart - racconta ancora il figlio - che in più mentre recitava aveva il difetto di sputacchiare».
Il ritiro dalle scene
Audrey Hepburn si ritirò dalle scene poco più che quarantenne: «Voleva stare con i figli. Un altro motivo è legato al fatto di avere avuto una serie di aborti. Aveva lasciato Hollywood a malincuore, ma non aveva dubbi che mio fratello prima e, poi, io avevamo la precedenza».
Il matrimonio con Andrea Dotti
Andrea Dotti è stato il secondo marito, dopo Mel Ferrer. «Mamma si era appena separata e aveva accettato un invito di Olimpia Torlonia in crociera in Turchia. In barca c'era anche mio padre, era l'estate del 1968, fu un colpo di fulmine con tanto di matrimonio nel gennaio del 1969. L'anno dopo sono nato io», racconta il figlio. Dotti era l'erede degli industriali Cirio. «I tre fratelli di mio padre l'hanno subito amata, mentre mia nonna Paola, indiscussa capofamiglia, era tanto intelligente e simpatica quanto dispotica. C'erano due aspetti che mandavano in bestia mia nonna: la totale autonomia economica di mia madre e, ancora peggio, il fatto di restare sorridente di fronte alle peggiori perfidie. Gliene ha fatte un po'di tutti i colori, ma mia madre si sottraeva con grandi sorrisi».
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