Andrésen: «Morte a Venezia mi ha perseguitato per tutta la vita»

Andrésen: «Morte a Venezia mi ha perseguitato per tutta la vita»
«Morte a Venezia mi ha perseguitato per tutta la vita». È il racconto di Björn Andrésen, che ha ripercorso la sua esperienza sul set del...

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«Morte a Venezia mi ha perseguitato per tutta la vita». È il racconto di Björn Andrésen, che ha ripercorso la sua esperienza sul set del film di Luchino Visconti del 1971 nel doc "The Most Beautiful Boy in the World" di Kristina Lindström e Kristian Petri, in anteprima italiana alla 57/a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Il "ragazzo più bello del mondo" era Andrésen, all'epoca un quindicenne dalla bellezza androgina nell'iconico ruolo di Tadzio, oggi un attore ultrasessantenne dai lunghi capelli argentei. Che ha accettato di comparire nel documentario per l'amicizia con Kristian Petri, pensando che si trattasse di un breve corto per la Tv svedese.

Poi il film «è cresciuto oltre tutte le mie aspettative», fino a diventare un'opera di un'ora e mezza che, dal Sundance, sta girando il circuito festivaliero e che dopo Pesaro arriverà nelle sale italiane con la Wanted. L'attore ricorda con piacere il periodo della lavorazione del film di Visconti, segnato dalle scorribande veneziane con i suoi coetanei fuori dal set, l'affetto per Silvana Mangano, la soggezione per Visconti: «Spaventoso, feroce e riverito» quando si arrabbiava. L'incubo che ha segnato la sua vita è cominciato con il tour promozionale del film: Cannes e poi il Giappone: «Tutto quello che ho fatto dopo è stato associato a quel ruolo. Con il tempo ho capito che la felicità nel diventare famoso si può eventualmente raggiungere solo se la si conquista per una propria abilità o per qualcosa che si è fatto personalmente». E come esempio ha citato la musica, sua vera passione: «Non sono riuscito a trovare una band per il luogo comune che un attore non può essere un bravo musicista». Come attore invece il suo ultimo ruolo è nel folk horror Midsommar di Ari Aster.

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Il Gazzettino