Venezia 79, giorno 7. Uomini e formiche: Amelio spiega troppo - Walter Hill divertente

Venezia 79, giorno 7. Uomini e formiche: Amelio spiega troppo - Walter Hill divertente
Arriva anche il quarto film italiano in Concorso, “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio sul caso Braibanti,...

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Arriva anche il quarto film italiano in Concorso, “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio sul caso Braibanti, già oggetto di un documentario di poco tempo fa a firma Carmen Giardina e Massimiliano Palmese. Il film racconta la condanna nel 1968 a 9 anni, poi ridotti a 6 e infine scontati ulteriormente perché partigiano, di Aldo Braibanti, intellettuale, scrittore e drammaturgo piacentino, con l’accusa di plagio, reato raramente, se non mai, portato in tribunale e sparito dopo la caduta del codice Rocco. Per i giudici, Braibanti soggiogò il giovane Giovanni Sanfratello, che prelevato di forza dalla madre e dal fratello, notoriamente cattolici conservatori, dalla casa romana dove la coppia soggiornava, fu sottoposto a una feroce purificazione mediante elettrochoc. Amelio costruisce un impianto classico, si lascia sedurre dal melodramma (si veda soprattutto l’uso dell’Aida nella scena finale, ma non solo) e compie un didascalico ritratto di un’Italia ancora gravemente ostile nei confronti dell’omosessualità, mettendo in scena un processo-farsa, con un giudizio già legittimato in partenza. Ne esce un film su un’urgenza civile non ancora risolta, specie in Italia, dove l’evidenza del misfatto e la crudeltà sociale appaiono in tutto il loro astio: non si salva nemmeno il ruolo del Pci e dell’Unità sulla vicenda, qui dipinti come analoghi censori di settori più oscurantisti (si veda il giornalista di fantasia di Elio Germano). Da questo punto di vista il film ha una sua innegabile importanza. Quello che funziona meno è il bisogno continuo di Amelio di sottolineare ogni passaggio, di evidenziare spesso un’indole comiziale, di generare dialoghi e spiegazioni quando già le immagini sono in grado di supportale. Insomma nuoce il desiderio da parte del regista, legittimo in quanto anche coinvolto emotivamente, di non lasciare nulla di impreciso, al tempo stesso, però, dimostrando un coraggio limitato nella relazione (un abbraccio forte solo nel finale, nella fantasia, ma nemmeno un bacio casto), dove al ragazzo viene anche cambiato il nome reale. Si apprezza invece la misurata e profonda prova attoriale di Luigi Lo Cascio, mentre il giovane Leonardo Maltese dà quella acerba grazia necessaria. Voto: 6.

C’è molto meno da dire, sempre in Concorso, del film di Joanna Hogg, “The eternal daughter”, con una doppia Tilda Swinton, nel ruolo di madre e figlia, che tornano oggi in un hotel, immerso sinistramente nella nebbia della campagna inglese, un tempo loro dimora. La figlia deve scrivere la sceneggiatura di un film sulla madre e quindi ne registra spesso i dialoghi. Nell’hotel si aggirano alcune persone o fantasmi, mentre tutta la vicenda è dominata dal mistero. In realtà è abbastanza chiaro fin da subito lo svelamento finale della storia, ma vi si arriva dopo un’ora e mezza catatonica di non accadimenti, di un tempo sospeso e di una realtà minata dalla propria ossessione. Un film che passa, non fa danni e si dimentica presto. Voto: 5.

Al contrario ci si diverte parecchio nell’ultimo western di Walter Hill, regista di culto dagli anni ’80, che ci porta nello sconfinato paesaggio del New Mexico di fine ‘800, virato in una tonalità sabbia, dove il cacciatore di taglie Max Borlund (un Christoph Waltz una volta tanto per niente sarcastico) deve tenere a bada la vendetta di Joe Cribbens (Willem Dafoe) e nel frattempo recuperare Rachel Kidd (Rachel Brosnahan), moglie di un facoltoso uomo d’affari e rapita da un soldato nero disertore. Paesaggi sconfinati, musiche da echi morriconiani, una vicenda che si complica sempre più. Dedicato a Budd Boetticher, “Dead for a dollar” è un film piccolo e un po’ scalcinato, ma che, pur lontano dai titoli consacrati di un tempo, da “I guerrieri della notte” a “48 ore” e a 6 anni da “Nemesi”, fa ritrovare il gusto per una visione che spoglia la mitologia senza negarla e dove il ruolo della donna viene puntualmente aggiornato alla contemporaneità. Voto: 6,5.

 

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Il Gazzettino