Venezia 78, giorno 1. Pedro commuove: le madri e la Storia fanno subito centro

Venezia 78, giorno 1. Pedro commuove: le madri e la Storia fanno subito centro
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Buona la prima. Il Concorso parte con Pedro Almodóvar e il suo “Madres paralelas”, racconto a doppia concatenazione, che si muove nell’incrocio di due madri in ospedale e l’ulteriore parallelo tra i corpi dei neonati, che saranno oggetto di una scansione imprevedibile della storia, e quello dei morti sotterrati in fosse comuni dai franchisti al tempo della dittatura, che chiedono giustizia. Janis (Penélope Cruz, nel suo ruolo più complesso di sempre) è una fotografa di moda, che ha una relazione occasionale con Arturo, che è sposato e si sta interessando per ottenere il via allo scavo di una zona che nasconde probabilmente i corpi di desaparecidos, tra i quali il bisnonno di Janis. Janis rimane incinta e in ospedale, dove arriva per il parto, conosce Ana, una adolescente che aspetta anch’essa un bambino, frutto del traumatico rapporto con tre ragazzi, dalla violenza fisica e psicologica. Tornate a casa si incontrano presto di nuovo casualmente, ma il bambino di Ana nel frattempo è morto. Le due donne intensificano una forte amicizia, che sfocia anche in un rapporto erotico, mentre un dubbio assale Janis, che porterà la storia a sviluppi sorprendenti. Finalmente iniziano i lavori alla ricerca dei cadaveri. Da tempo la graffiante ironia, la formidabile provocazione, l’esuberante esagerazione di Almodóvar sono andate via via scolorandosi, lasciando la scena a una crescente malinconia, a un pathos echeggiante rimorsi e solitudini, alla brevità restante di una vita spesso consumata tra assenze, lontananze, dimenticanze. Il Petro più senile si accomoda volentieri sulla lacrima, la commozione, il bisogno di un avvicinamento, di corpi e di anime. Lo sberleffo è lontano. Le donne, mai come stavolta imperfette, come ammette lo stesso regista, si trovano a convivere una realtà complicata, straziante, dove realizzare la propria vita è un’impresa e sempre a scapito di altri, amarsi e perdersi è anche fonte di relazione familiari complesse, dove ci si allontana con facilità. E mai Pedro è stato così politico, così chiaro in un’urgenza di ristabilire contatti con la Storia più nera e truce del suo Paese (il franchismo). Forse si sottolineano un po’ troppo certi passaggi, forse l’improvviso abbandono lesbico è un po’ forzato (ma anche dettato dal desiderio di avere qualcuno accanto a sé), però in questa storia dove ogni corpo reclama il proprio giusto posto nella storia (fossero anche neonati), Almodóvar sembra volere nuovamente chiedere una conciliazione finale che ci permetta di ristabilire contatti con la Verità della Storia e il desiderio di una pace personale, non prima di un’ulteriore, agghiacciante scena conclusiva, che sembra il monito affinché il Male non vinca di nuovo. Voto: 7.

È cominciato anche “Orizzonti”, con un film francese diretto da Thomas Kruithof, dove ancora una volta Isabelle Huppert si prende la scena, interpretando una sindaca che probabilmente in Italia molti voterebbero volentieri. Siamo vicini a Parigi e Clémence sta finendo il suo mandato e sembra voler tirare la volata alla sua vice. Da tempo sta combattendo contro il degrado di una società che alimenta povertà, disoccupazione e sfruttamento. Con il piglio da thriller, Kruithof, con “Les promesses” è soprattutto diligente a descrivere gli ingranaggi perversi della politica, le mosse improvvise per destabilizzarli e la volontà di non tradire i propri elettori. Tutto molto bello (al cinema, meno nella realtà), anche se il film è più di routine che avvincente, ma almeno sa raccontare come spesso in Italia non si è capaci di fare. Voto: 6.

 

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Il Gazzettino