Velocità eccessiva e distrazione le cause principali degli incidenti stradali

Velocità eccessiva e distrazione le cause principali degli incidenti stradali
Tutti se la prendono con i troppi cantieri, le strettoie mal segnalate, gli incroci pericolosi.Insomma, con le "strade killer". E in parte la nostra...

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Tutti se la prendono con i troppi cantieri, le strettoie mal segnalate, gli incroci pericolosi.Insomma, con le "strade killer". E in parte la nostra viabilità disastrata ha le sue responsabilità nei tanti, troppi incidenti stradali. Ma la realtà è che servirebbe una seria campagna di educazione stradale perché a provocare gran parte degli incidenti, con numerosi morti e feriti, sono principalmente l'eccessiva velocità, la disattenzione (dovuta sempre più spesso al cellulare), le manovre azzardate.

Mettersi al volante è diventata un'attività sempre più a rischio: ognuno di noi si confronta ogni giorno con bolidi lanciati a folle velocità, non soltanto in autostrada, ma anche nei centri urbani, impegnati a sorpassare con doppia linea continua, in curva, sui dossi e anche a  destra, per risparmiare una manciata di secondi e mettersi in coda pochi metri più avanti. Automobllisti che accelerano inutilmente per inchiodare pochi metri più avanti al semaforo rosso; che sfiorano ciclisti e scooter pur di passare. E ancora, che si ostinano a viaggiare incollati al posteriore del mezzo che li precede, alla faccia delle distanze di sicurezza (con la certezza di tamponamento nel caso di un banale rallentamento, normale con il gran traffico). I limiti di velocità non sono rispettati quasi mai, e la giustificazione non può essere che quei limiti sono sbagliati.

Chi si mette al volante sembra non avere la minima consapevolezza dei rischi che corre, e ancor di meno del pericolo che può costituire per sè e per gli altri un comportamento azzardato e imprudente. Le fotografie racapriccianti delle auto sventrate, pubblicate ogni giorno dai giornali e mostrate in tv non sono sufficienti.Non bastano le storie di drammatici incidenti raccontate in continuazione. Non costituiscono un deterrente neppure le multe, il ritiro della patente, i processi penali con pene che il legislatore ha inasprito per i reati stradali, con particolare riferimento per chi si mette al volante dopo aver bevuto o assunto sostanze stupefacenti. Quasi nessuno, infatti, finisce in carcere (salvo che non si dia alla fuga completamente ubriaco dopo aver provocato un incidente, e comunque in carcere resta solo per pochi giorni). Chi sfreccia su enormi e costosi Suv non ha problemi a pagare poche centinaia di euro di sanzione e si può avvalere di bravi avvocati per recuperare la sua patente in tempi brevi. Inoltre non c'è disapprovazione sociale per chi guida in maniera sconsiderata: grida sdegnate si levano soltanto se al volante è uno sbandato, per il quale i benpensanti di turno, trasformati in leoni da tastiera, invocano pene capitali; quando a provocare la "strage" è un cosiddetto ragazzo per bene, un professionista stimato, la severità lascia quasi sempre spazio all'indulgenza e alla comprensione. Eppure dovrebbe essere esattamente il contrario: chi ha maggiori possibilità è chiamato a maggiori responsabilità, non il contrario.

Qualche anno fa il legislatore aveva introdotto una norma che funzionava: il sequestro della vettura. Il rischio di perdere la propria auto in caso di velocità eccessiva e guida in stato di ebbrezza alcolica era un vero deterrente, ma incredibilmente quella sanzione è stata eliminata e la situazione continua a peggiorare, come dimostrano le quotidiane cronache di schianti mortali, ma anche di feriti che per tutta la vita soffriranno delle lesioni subite a causa di incidenti stradali, con costi sociali altissimi anche per la sanità pubblica.

Continuare a dare la colpa alle "strade killer" non ha senso. E' necessaria una seria campagna di sensibilizzazione per responsabilizzare chi si mette al volante (con vetture sempre più grandi e potenti, su strade sempre più trafficate e disastrate). Una grande mobilitazione sociale, con in testa i media che non possono limitarsi a registrare cosa accade: hanno la responsabilità di far maturare sensibilità e consapevolezza di fronte ad un problema sempre più serio e preoccupante.
 

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Il Gazzettino