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Non è un semplice notes, non è un almanacco, né un calendario, né un quaderno. Il taccuino ha una sua storia quasi romantica che oggi, in tempo di pandemia, Pineider ha avuto la sensibilità di riscoprire, proponendo come oggetto di attualità, un compagno di vita legato più a un tempo ottocentesco che ai nostri giorni. Ma l’idea sta risultando vincente. La possibilità di fermare su carta - servendosi di un oggetto di facile portabilità, piccolo di dimensioni, tascabile, disponibile in ogni momento senza creare affannose ricerche di un foglio di fortuna - un appunto, un indirizzo, un pensiero. Il taccuino , negli ultimi decenni , sembrava aver lasciato spazio ad altre fortune , soprattutto agli strumenti digitali, ai telefonini, ai tablets, alla “modernità” legata alla possibilità di fissare un pensiero sul quale ritornare, soffermarsi, rileggendo momenti di emozione. E il brand fiorentino che crede ancora nel fascino intramontabile della carta, della scrittura manuale lancia con i nuovi taccuini anche la possibilità di redigere lettere scritte a mano, ricopiate da calligrafi esperti e inviate per posta al destinatario indicato, come accadeva in un tempo che sembra assolutamente riposto negli scaffali dell’oblio.
Un esempio tra i più preziosi di questo ritorno alla suggestione del taccuino d’appunti come compagno inseparabile del nostro tempo di vita viene da un libro-taccuino uscito in questi giorni ( “Nepal” che sarà nelle librerie da fine aprile) non solo scritto ma raccontato, disegnato , popolato di schizzi improvvisati da Jacopo Fasolo durante un lungo viaggio in Nepal.
Una statua, un passante che si inchina davanti d un Bramha, o alla dea Kalì, rappresentati da un tempietto di proporzioni minime o da un tempio solenne dove la collettività può ritirarsi nella preghiera immancabile in questo paese religiosissimo, tanto libero da consentire a diverse religioni di convivere pur ritenendo l’induismo la grande religione quasi di stato.
Con moglie (Lisa) al seguito, per l’occasione “ segretaria e assistente al taccuino “ e due amici curiosi come lui di vita avventurosa, Jacopo Fasolo per un mese ha affrontato la vita nepalese condividendo spazi e modi, adeguandosi a un divenire che ad ogni voltar di sentiero, ad ogni ansa di fiume lasciava scorgere momenti imprevedibili, indimenticabili, colori innaturali, da fissare sul taccuino corredati da appunti del tutto illeggibili. Ma saggezza ha suggerito all’autore di allegare al bellissimo, prezioso libro da “guardare” , un piccolo carnet da “ leggere” dove quegli appunti vengono riscritti in forma di lettura che ognuno può seguire sfogliando contemporaneamente le pagine di “pittura”, le pennellate di memoria fissate con arte pittorica non da poco sui fogli del taccuino . “Nepal” di Jacopo Fasolo: qualcosa che va oltre il piacere di un viaggio importante per diventare un pezzetto di vita nepalese da trasmettere come un soffio inedito di memoria.
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