Un Thor "demenziale" in cerca di un posto al mondo: l'avventura Marvel a misura di bambini

Chris Hemsworth e Natalie Portman in "Thor: Love and Thunder"
Thor: Love and Thunder di Taika Waititi con Chris Hemsworth, Natalie Portman, Christian Bale, Tessa Thompson, Russell Crowe ...

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Thor: Love and Thunder


di Taika Waititi
con Chris Hemsworth, Natalie Portman, Christian Bale, Tessa Thompson, Russell Crowe


Benedetto Thor, sarà anche bellissimo, biondo, muscoloso e sexy, tanto più quando resta col sedere al vento davanti a Zeus, ma la sua nuova avventura ai confini del divino è un pasticcio “intergalattico” a misura di bambino, dove il dio del tuono sembra smarrirsi non tanto nella depressione da cuore solitario, quanto nella demenzialità di un copione che sbanda ovunque, proiettato sul comico ma smanioso di regalare “contenuti”, ruffiano quanto basta per giocare con vecchi rimandi ma sempre pronto a rinnovare le scintille della commedia romantica, magari con il volume al massimo (stavolta a tutto Guns ‘N Roses). Senza trascurare, ovviamente, le solite battaglie su sfondi finti, battutacce, goliardia, qualche cruccio davanti alla morte che incombe, piccole gelosie tra vecchi e nuovi martelli, cattivi mai del tutto cattivi, e camei inaspettati che si perdono nel fragore delle cover anni ‘80.
 

LO SGUARDO
Il regista neozelandese Taika Waititi preme sull’acceleratore “pop” puntando, a modo suo, sulla decostruzione del concetto di eroe e di “dio”, regalando una farsa che mescola sacro e profano: ecco allora che il biondo e forzuto Thor, alla disperata ricerca di una pace interiore dopo i traumi di “Endgame”, deve fronteggiare una nuova minaccia, il temibile Gorr (Christian Bale) che, sconvolto dalla morte di sua figlia, vuole vendicarsi uccidendo tutte divinità del cosmo. Per fermarlo, Thor chiama in aiuto Valchiria (Tessa Thompson) e si ritrova nientemeno faccia a faccia con l’ex anima gemella Jane Foster (Natalie Portman), diventata adesso “Mighty Thor”. Waititi accentua ancora il toni “comedy” di Thor, cui Chris Hemsworth dona sempre quella svagata simpatia anche quando sembra uno scemo, e lo circonda di grandi star, poi sprecate, a partire dall’ex Cavaliere Oscuro Bale qui “Macellatore di dei”, la spaesata Natalie Portman con chioma bionda, caschetto alato, martello e persino cancro al quarto stadio, e la povera Thompson guerriera triste, defilata sullo sfondo.
LE IDEE
Nel mezzo, alcune trovate divertenti, come due capre giganti urlanti che trascinano navi vichinghe nello spazio (e cozzano contro i pianeti), un inguardabile Russell Crowe con riccioli biondi, panza, corazza d’oro e tutù bianco nei panni di Zeus che si cala dal cielo in una sorta di neo Olimpo in stile Las Vagas, e qualche cammeo curioso – Matt Demon, Sam Neill e Luke Hemsworth – che si perde nel mezzo di una storia sbrindellata, affollata di bambini rapiti e chiusi in gabbia, delfini spaziali, battute su Jodie Foster, peluche con occhi laser e una nuova Asgard trasformata in villaggio-vacanze ostaggio di grandi navi, turisti e merchandising. 
Le poche idee forti del film, così, si disperdono in un polpettone all’insegna del “di più è meglio”, che parte tirando in ballo i Guerrieri della Galassia e si chiude con una grande battaglia nella quale i due antagonisti finiscono per perdere qualcosa di prezioso. Ed è forse qui, quando esplora la lotta di Gorr e di Jane per sfuggire alla propria mortalità, che Waititi trova un’emozione sincera, sia pure leggerissima, spingendoci a riflettere sul concetto di divino, sulla percezione che abbiamo delle religioni, sul valore delle scelte che compiamo e sul senso stesso dell'eroe. E in un mondo Marvel non è così scontato.


Come sempre, mai uscire prima dei titoli di coda.

 

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Il Gazzettino