"The Bear", la cucina che "ribolle" di emozioni vere

Jeremy Allen White protagonista di "The Bear"
La cucina ribolle come una pentola a pressione: ci sono piatti che sbattono, padelle che friggono, fornelli che impazziscono e si incendiano, tubi che si rompono. E pensieri che...

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La cucina ribolle come una pentola a pressione: ci sono piatti che sbattono, padelle che friggono, fornelli che impazziscono e si incendiano, tubi che si rompono. E pensieri che surriscaldano animi, corpi, voci. Ma la vita, dentro una cucina richiede disciplina, rapidità, creatività e talento. E dentro “The Original Beef of Chicagoland”, diner senza pretese subissato dai debiti e dalle sfortune, il caos regna ovunque: nel passato e nel presente del locale, nell’anima dei protagonisti, nella stessa cucina che sembra cadere a pezzi. Eppure, per il cuore ferito di Carmy Berzatto (il bravissimo Jeremy Allen White, già star di “Shameless”), prodigio della cucina internazionale che molla tutto per prendersi cura del locale del fratello suicida, quello spazio malandato rappresenta l’unico rifugio possibile. E rimetterlo in piedi, vuol dire rimettere in piedi la propria vita.

L’IDEA

C’è tutto un mondo che vibra, combatte, si espande e si comprime pericolosamente dentro “The Bear”, nuova frenetica serie di Christopher Storer che, su Disney+, letteralmente catapulta lo spettatore dentro le cucine “vere” - e non quelle patinate dei vari Masterchef o Hell’s Kitchen -, ambienti snervanti e difficili in cui bisogna essere sempre pronti, efficienti, coordinati, creativi ma al tempo stesso anche ripetitivi: otto episodi quasi tutti brevi (mezz’ora ma anche meno), meravigliosamente scritti e diretti, capaci di scavare nell’anima dei vari personaggi fluttuando tra tragedia e humour, con un montaggio così frenetico e ansiogeno quanto i pensieri dei protagonisti, con primissimi piani e inquadrature sghembe, dettagli di cibi tagliuzzati, scaffali in acciaio, piani cottura, celle frigorifere, e pochissimi campi larghi che abbracciano la città, Chicago. Un linguaggio che lascia affiorare un po’ alla volta traumi, stati psicologi e tensioni che si condensano in sguardi o piccoli gesti, abbracci goffi o esplosioni di rabbia, in un vortice controllato soltanto dalle parole d’ordine che regnano in cucina. Cucina-metafora di stati psicologici: a partire da Carmy, stropicciato e disperato, incapace di fare i conti col fratello morto che l’ha abbandonato con un sospeso affettivo; e poi il cugino rabbioso Richie (il bravo Ebon Moss-Bachrach), amico fraterno del suicida che urla e si scalda per tenere il locale come un tempo; e poi la talentuosa Sidney (Ayo Edebiri), braccio destro di Carmy che vuole cambiare le cose in meglio. E la “ciurma” di «chef», come si chiamano tutti tra i fornelli in segno di rispetto, che deve imparare a gestire il nuovo senza preconcetti.

LEGAMI DI FAMIGLIA

La cucina si trasforma così in un legame di famiglia, posto simbolico prima di tutto per Carmy, che cerca di plasmarlo- invano- a sua immagine e somiglianza salvandolo dalla catastrofe, ma anche per gli altri che devono condividere una visione imposta dall’alto. Tutti alle prese, come ciascuno di noi, con i propri demoni interiori. Lavorando per sottrazione tra rimpianti, recriminazioni, solidarietà e rabbia, “The Bear” riflette sulla vita e sulle battaglie spirituali che ci consumano con uno sguardo innovativo che “cuoce” lo spettatore a fuoco alto, disorientandolo proprio come fa l’orso in gabbia che compare nella primissima immagine dello show, incubo ricorrente, insieme alle fiamme, del protagonista. E “The Bear”, vera novità dell’autunno tv, regala un emozionante viaggio sulle montagne russe delle nostre emozioni più profonde, mentre siamo costretti a guardare in faccia le paure che ci paralizzano. Da “divorare” con gioia.

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Il Gazzettino