Téchiné, un giovane regista di 73 anni Odiarsi, amarsi: due ragazzi cercano la vita

Téchiné, un giovane regista di 73 anni Odiarsi, amarsi: due ragazzi cercano la vita
L’adolescenza inquieta, corpi che si respingono e poi attraggono, la zona d’ombra che si proietta in un paesaggio...

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L’adolescenza inquieta, corpi che si respingono e poi attraggono, la zona d’ombra che si proietta in un paesaggio futuro inatteso, fragile, misterioso, dove l’infanzia svanisce in un lutto e in una scazzottata.
André Téchiné porta, in questo ultimo “Quando hai 17 anni”, gli echi del suo cinema migliore, con le età acerbe e i testimoni di un coming of age sullo schermo dei tormenti e delle disillusioni, presentato all’ultima Berlinale: siamo nei Pirenei e due ragazzi (Damien e Tom, interpreti bravi e credibili) frequentano la stessa scuola, ma entrano presto in conflittualità. Uno vive in un ambiente borghese e istruito, l’altro, di colore, in mezzo alle montagne ed è adottato. La madre di Damien è una dottoressa e cura quella di Tom, che scopre di essere incinta. Così le due famiglie iniziano ad avvicinarsi, anche se il rapporto tra i due giovani è sempre più burrascoso. Ma le apparenze spesso ingannano e tra i ragazzi nasce pian piano e si sviluppa una sotterranea relazione sessuale, che troverà la sua affermazione.
Scritto assieme a Céline Sciamma, anche lei regista attenta alle nuove generazioni (“Tomboy”, “Diamante nero”) il film mantiene una forte leggerezza nel narrare, nonostante il ruvido inizio del rapporto, una sensibilità rara nell’osservazione dei corpi (si noti la grazia dei due ragazzi nudi dopo il sesso), affidando anche alla natura (le montagne, i boschi) il senso evocativo di continue scoperte di sé. Un film lontano da ogni torpore stereotipato, il cui percorso emozionale porta il pugno a diventare bacio, il respingimento a farsi effusione, coniugando la lotta, prima di tutto con se stessi, con il desiderio di poter amare. Damien e Tom sono due ragazzi immersi in una realtà sempre più sfaccettata e ormai disabituata ad accompagnare la crescita verso la maturità. E cercano la loro strada.
Sì certo, Téchiné l’ha già raccontato altre volte. E forse anche con maggiore intensità. E lo sconfinamento nella figura del padre di Damien (un militare impegnato in missioni di pace in zone calde) rischia di appesantire la lievità del racconto. Ma un regista che a 70 anni passati è ancora desideroso e capace di avventurarsi nei sentieri di una gioventù così distante anagraficamente è un lusso che non possiamo non apprezzare.


Stelle: 3½
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Il Gazzettino