Un filo rosso profumato, una via che percorre spazi lontani per arrivare dall’Oriente a Venezia. Il profumo come linguaggio della vita fin dai tempi più antichi...
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Il volume della Messinis “Storia del profumo a Venezia “, ricco di citazioni e immagini, presentato da Marco Vidal, amministratore Delegato dell’industria profumiera di famiglia e da Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia, si avvale anche della collaborazione di Frederick Lauritzen che con un saggio che parte Bisanzio arriva in Laguna raccontando il divenire di profumi (per fumi) usati fin dall’antichità per profumare le stanze, gli abiti, le salme, per accompagnare preci e orazioni nei riti che avevano bisogno di stordire chi doveva rivolgersi a un immaginario dio o a inesistenti streghe che solo a fronte di particolari fragranze fuggivano o si avvicinavano. Per raccontare lo stordimento del quale la ricerca della fede ha bisogno basterebbe l’incenso e il suo uso ancora presente in alcuni riti religiosi. Il valore dato ai profumi si misura anche con il loro utilizzo come moneta di scambio
Anna Messinis ha presentato il libro nel Museo di Palazzo Mocenigo - che ospita anche l’unico percorso museale del profumo in Italia - intrattenendo il pubblico sulle tante notizie ritrovate, momenti e significati, simbologie e usanze che descrivono le nostre consuetudini olfattive di ogni tempo in Venezia, consolidate dai rapporti tra Oriente e Occidente , soffermandosi anche sulle note che Pietro Andrea Mattioli , studioso e medico di corte , lasciò scritte (prima di morire di peste a Trento nel 1578) con le indicazioni di tutte le erbe mediche che si potevano trovare nell’area lagunare . E di notizie sulle potenzialità di sapori e odori estratti da erbe rare è ricchissimo questo percorso lungo millenni che si conclude con il ricordo delle prime pubblicità apparse negli anni Trenta del secolo scorso per reclamizzare un profumo squisitamente veneziano fino all’attualissimo prestigioso “ The Merchant of Venice”.
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Il Gazzettino