Times: "I club italiani in Champions sono un male per il torneo e per l'Italia"

Times: "I club italiani in Champions sono un male per il torneo e per l'Italia"
«La presenza di un club italiano è un male per il torneo e per il rugby italiano». Il torneo è la...

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«La presenza di un club italiano è un male per il torneo e per il rugby italiano».


Il torneo è la Champions Cup, massima espressione del rugby europeo di club. L’opinione, espressa all’interno di una dettagliata analisi, è di Stuart Barnes, una delle firme del “Times”, autorevole quotidiano. L’opinione pubblica inglese torna quindi a chiedere una “Coppa dei Campioni” meritocratica e non inclusiva di diritto delle realtà più deboli. Quest’anno le Zebre, giunte a zero punti nel proprio girone.

Da quando la società di gestione delle coppe si è trasformata da Erc a Eprc (quel p sta per professional e non è un’aggiunta da poco), spostando gli equilibri di potere fra federazioni e leghe anglo-francese, le regole sono cambiate. L’Italia è passata da due squadre a una in Champions Cup, ma non è servito a renderla più competitiva. Il record in questo triennio, ricorda Barnes, è di una vittoria su 18 partite (due anni Treviso, una Zebre), con la seconda squadra classifica del girone sempre qualificata agevolmente ai quarti come la prima. Il che ha creato oggettivo squilibrio rispetto agli altri.

«È giunta l’ora - scrive l’articolo - per il rugby europeo di togliere la testa dalla sabbia e ammettere che con il nobile proposito iniziale - essere inclusivi per dare una scossa allo sviluppo del gioco italiano, anche a spese della credibilità del torneo - ci si è spinti troppo oltre».

La proposta di Barnes è una qualificazione meritocratica alla Champions, o una selezione chiamata Azzurri che, come i Jaguares argentini nel Super Rugby, raggruppi una quasi nazionale e magari giochi la Challenge Cup, insieme a una selezione di Georgia e Romania, dove sarebbe competitivi.


E' una proposta che ha una chance di trasformarsi in realtà? Fino a quando in seno all’Eprc ci sarà l’attuale equilibrio di potere federazioni-leghe di Premiership e Top 14 no. Se si sposterà verso le secondo sì. L’ideale sarebbe che Zebre e Treviso diventassero più competitivi, come in questi anni sono diventati Glasgow ed Edimburgo per la Scozia, entrambe qualificati ai quarti (la prima oggi, la seconda 5 stagioni fa). Allora l’ipotesi di riforma diventerebbe inutile. Ma l’Italia sta aspettando da troppo tempo, inutilmente purtroppo, questo miglioramento. (Ivan Malfatto) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino