Rita Marcotulli: «Il mio incontro con Ennio Morricone»

Rita Marcotulli
«Stiamo ripartendo, per la prossima estate ho già diverse date in programma e questo fa ben sperare per tutto il comparto della musica». ...

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«Stiamo ripartendo, per la prossima estate ho già diverse date in programma e questo fa ben sperare per tutto il comparto della musica».


Rita Marcotulli, pianista e una delle musiciste italiane più note all’estero,  ha iniziato il suo tour europeo. Partita da Budapest, si è poi spostata in Polonia e martedì 8 marzo si è esibita al Centro Candiani di Mestre per il concerto del trio guidato dal sassofonista inglese Andy Sheppard che ha proposto un set quasi cameristico, dove non sono previsti né strumenti a percussione né l’utilizzo dell’elettronica (leggi la recensione).        .
L’artista romana ha un lungo percorso alle spalle, caratterizzato dalle collaborazioni con i grandi del jazz (da Dewey Redman a Peter Erskine) ma anche da ripetute incursioni nel mondo della musica italiana come ad esempio la collaborazione con Pino Daniele. All’ultimo festival di Sanremo, poi, ha accompagnato Yuman al pianoforte proponendo al pubblico dell’Ariston “My way”. Dotata di un fraseggio elegante e al tempo stesso molto deciso, la compositrice dice che anche nel jazz le giovani generazioni stanno proponendo nuove visioni sonore.
Marcotulli, che situazione musicale c’è nei paesi dell’est Europa?
«Il jazz sta avendo un ottimo interesse, si tratta di musica che piace in modo particolare ai giovani. E anche per questo motivo tanti jazzisti vengono chiamati a far parte della varie rassegne. Ho scoperto che lì ci sono musicisti di valore. Il jazz, che è musica di contaminazione, con la globalizzazione sta attraversando una nuova stagione. I più giovani, anche in altri continenti, sono particolarmente interessati dall’aspetto ritmico della musica e questo crea sempre nuove ed interessanti soluzioni».
Che progetto presentate al Centro Candiani?
«Si tratta prevalentemente delle musiche che Andy Sheppard ha scritto nel 2021. La particolarità di questo progetto è che nasce senza la batteria e ciò mi consente di avere una libertà maggiore. Con noi ci sarà lo svedese Anders Jormin, al contrabbasso, che con l’archetto è diventato uno specialista».
-Sheppard è conosciuto al grande pubblico soprattutto per la sua lunga collaborazione con Carla Bley.

Cosa vi lega dal punto di vista musicale?
«Ormai ci conosciamo da una trentina d’anni e in tutto questo lungo percorso abbiamo sempre avuto il medesimo modo di concepire la musica. Come tutti i grandi sassofonisti Andy ha un suono suo che nasce dalla sua storia e per questo è molto originale. Con Carla Bley spesso scherziamo, ognuna di noi dice “Andy è il mio sassofonista” (ride)».
Nella sua lunga carriera in molte occasioni si è cimentata in contesti diversi dal jazz. Che ricordi ha di queste esperienze?
«In ogni situazione bisogna cercare di trovare il linguaggio migliore. È stato così, ad esempio, negli anni al fianco di Pino Daniele che aveva bisogno di un accompagnamento più misurato. In questi giorni mi viene in mente anche l’incontro con Ennio Morricone proprio incentrato sul ritmo nella musica».
Dove vi eravate visti?


«Ero giovane, mio padre lavorava alla Rca con Morricone e lui ci ospitò a casa sua dove quel giorno c’era anche Armando Trovajoli. In quegli anni funzionava così, per conoscere la musica di un’artista non c’erano video o altro. Gli feci sentire qualche brano e lui rimase sorpreso che io suonassi in quattro quarti, forse come compositore era abituato a scenari diversi. Mi ha sempre colpito la sua umiltà. Frequentando diversi musicisti statunitensi posso confermare, come spiega bene Tornatore nel suo film, che tanti di loro erano davvero appassionati dalle colonne sonore di Morricone. Pat Metheny era innamorato della sua musica ma anche Charlie Haden, con il quale ha realizzato l’omaggio al Missouri “Beyond the Missouri sky”, era della stessa idea. Quella volta Pat mi aveva contattato e poi nel disco hanno inserito le due versioni di “Cinema paradiso” quella di Ennio e quella del figlio Andrea. Tanti di loro era proprio incantati dalla melodia di Morricone». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino