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Asiago, 1970. Un impiegato del catasto muove la penna sulla carta e quando si desta dai suoi pensieri legge sul foglio dei nomi: sono quelli dei suoi compagni in guerra; molti sono caduti, altri non li ha mai più rivisti. Sono passati molti anni, ma non si è riconciliato con quel periodo della sua vita. «Sento di avere un conto in sospeso con la memoria - dice - Sono convinto che l’unico modo per trovare pace sia tornare dove tutto è iniziato, in Russia». Comincia così “Rigoni Stern” di Camilla Trainini e Chiara Raimondi, prima biografia a fumetti (edita dalla casa editrice padovana Becco Giallo) dell’indimenticato autore de “Il sergente nella neve”, uscita nei giorni scorsi in vista delle celebrazioni per il centenario della sua nascita.
La narrazione procede su binari paralleli: il viaggio fino alle sponde del Don, dove il “sergentmagiù” aveva combattuto trent’anni prima si intreccia con i momenti di vita al fronte che rivivono nella sua memoria, e con i venti mesi di prigionia nei campi di concentramento nei territori del Reich: conosciamo così Giuanin, Antonelli, Meschini, Moreschi, Moscioni e Cenci, i compagni con cui Rigoni Stern condivide il caposaldo e le gelide notti della steppa.
Quello fatto sul principio degli anni ‘70 fu il viaggio della vita per Mario Rigoni Stern, come scrive Sergio Frigo, conterraneo dello scrittore e presidente del premio letterario a lui dedicato, nella prefazione al volume: “gli consentì di riannodare (…) il filo della sua drammatica esperienza di soldato e la memoria ferita dei tanti amici e commilitoni morti tragicamente sotto i suoi occhi con la quotidianità riconquistata dopo il ritorno a baita”. A lenire il dolore del vissuto drammatico sarà solo l’immersione nella natura che racconterà in pagine di rara bellezza, un’immersione a suo modo terapeutica e salvifica che è perfettamente inquadrata nelle ultime pagine del fumetto.
Il tratto morbido di Raimondi viene declinato in modo convincente tra scene drammatiche, che hanno toni più scuri e freddi, e bucoliche, a tinte più calde e vive, e dona viva espressività ai personaggi. Trainini ha costruito la sceneggiatura basandosi sui testi dello scrittore di Asiago, principalmente “Il sergente nella neve”, “Ritorno sul Don” e “Il bosco degli urogalli”. Libri che ha assimilato profondamente, ché la sintesi è una storia scorrevole di piacevole lettura, commovente in alcuni passaggi, e che riesce a far sentire vicina e autentica la voce di Rigoni Stern. Il racconto è molto fedele e le poche piccole modifiche, adottate per esigenze di sintesi, sono rendicontate in una nota della sceneggiatrice. «Nel confrontarsi con uno dei propri autori preferiti - scrive Trainini - si rischia di cedere al timore reverenziale, all’ansia di non prendere le decisioni giuste o di omettere qualcosa di importante. Se è vero che una biografia si assume la responsabilità di raccontare la vita di una persona, tanto più una figura come Mario Rigoni Stern, è necessaria una scelta di eventi mirata a ricostruirne un ritratto il più efficace possibile». Un obiettivo che è stato senza dubbio raggiunto. Il libro comprende un’esaustiva cronologia della vita di Mario Rigoni Stern, una serie di bellissime foto, gentilmente fornite dalla famiglia, e un’utile sezione bibliografica.
(pubblicato sul Gazzettino del 7 agosto 2021)
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