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Quale eredità ci ha lasciato Piero Angela? Mi fa piacere ricordarlo, con molta gratitudine, dopo averlo ascoltato e ammirato per anni, con la prospettiva di quanto possiamo apprendere da lui, da quello che ci ha trasmesso e da come lo ha trasmesso.
La prima lezione riguarda lo stile, nel modo di porsi, di comunicare e di spiegare la scienza. Con una buona genetica di base, lo stile, figlio di un'ottima educazione, è stato la via regia per far crescere la sua rara capacità di entrare con efficacia e umanità, con incisività e delicatezza, nella mente e nel cuore di tre generazioni di italiani. L'educazione molto severa, attenta ai dettagli, gli fu impartita dal padre, Carlo Angela. Medico coraggioso, neuropsichiatra specializzato a Parigi, che gli ha trasmesso la passione per la razionalità e il metodo scientifico, insieme a una profonda umanità. Carlo Angela ha infatti meritato il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni, dato da Israele a chi abbia salvato ebrei, li abbia salvati sotto la minaccia di un grave pericolo per la propria vita, e lo abbia fatto senza aver mai percepito un compenso. Per anni, Angela senior protesse molti ebrei ricoverandoli con pseudo-diagnosi nella casa di cura per malattie mentali, di cui era direttore, rischiando la vita. Sospettato dalla polizia fascista, fu convocato a Torino. Rischiò la fucilazione durante una rappresaglia. Piero Angela, nato nel 1928, allora era un bambino. E le antenne, i bambini svegli, le hanno attivissime. Quanti padri si impegnano oggi per dare ai figli un'educazione di qualità sui fondamentali della vita?
L'educazione traspariva anche da altri segni: la postura elegante, eretta anche a 90 anni; lo sguardo luminoso e accogliente con cui ascoltava l'interlocutore con intensa attenzione, o guardava in camera, mentre registrava le trasmissioni in RAI, come fossimo unici, anche se eravamo milioni a seguirlo.
La seconda lezione riguarda l'importanza della competenza. Lezione preziosa in tempi di pandemica incompetenza, gemella siamese della presunzione e dell'arroganza. Studioso curioso e appassionato, fino all'ultimo giorno, ha acceso ogni minuto di lavoro di libido sciendi, di piacere profondo e gratificante nel conoscere, ben descritto da Sigmund Freud, e lo ha condiviso con noi. Parlava fluentemente il francese, come tutti i piemontesi di buona famiglia, e l'inglese, per fare l'inviato speciale. Decenni fa, intuì di registrare Quark in quelle lingue, oltre che in italiano, e i suoi programmi viaggiarono nel mondo. A sette anni, iniziò a suonare il pianoforte, con impegno. Da ragazzo si appassionò al jazz: perché chi suona la musica classica è un esecutore, sosteneva, mentre chi suona jazz è un creativo, inventa sulla tastiera. Per inventare, peraltro, bisogna dominare bene la tecnica. Intrinseco alla lezione sulla competenza, è il messaggio che non si diventa esperti di nulla in una notte: la disciplina, la costanza, il dedicarsi con passione quotidiana allo studio, alla professione e agli hobby sono il nutrimento necessario dell'eccellenza, ben oltre le diecimila ore, soglia universale delle vette professionali. E tutto comincia fin da bambini.
Terza lezione: al liceo si annoiava a morte. Non andava bene. Ma ha studiato con dedizione le cose che lo appassionavano, raggiungendo le vette. Per questo lo stimolava molto l'obiettivo di coinvolgere i giovani, anche a scuola. Proposta allora per l'ottimo Alberto Angela, per la Rai e il Ministero dell'Istruzione. Perché non adattare tutte le sue eccellenti trasmissioni facendone lezioni interattive per gli studenti? Tanti giovani potrebbero appassionarsi alle materie scientifiche, ben di più che con le superate lezioni frontali. E gli infinitesimi quark di Piero Angela, «felice di aver fatto bene la propria parte», continueranno a sorridere nell'universo.
www.alessandragraziottin.it
Il Gazzettino