Pensionati in fuga: Di Gregorio diverte Amori e padelle: film coraggiosi

Pensionati in fuga: Di Gregorio diverte Amori e padelle: film coraggiosi
Tre pensionati che vogliono alla loro età cambiare aria, scappare da Roma e dall’Italia, per vivere più...

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Tre pensionati che vogliono alla loro età cambiare aria, scappare da Roma e dall’Italia, per vivere più agiatamente in qualche posto più confortevole, decidono di intraprendere questo “trasloco”, ma strada facendo si accorgono che forse è tutto sommato meglio restare al sicuro tra le mura amiche.
Gianni Di Gregorio (come non ricordare il suo “Pranzo di ferragosto”, scoperto dalla Settimana della Critica, più di un decennio fa…), si conferma autore sensibile e tenero di storie leggere e popolari, con personaggi onesti che meritano affetto. Qui si ride semplice, ma con gusto e intelligenza, senza mai sbracare con sbandamenti grezzi. Diverte seguire i percorsi di questo trio di personaggi che si muovono dentro una città metropolitana, dove la quotidianità in realtà sembra essere meglio di quello che è, perché il cinema di questo regista, al tempo anche sceneggiatore per Matteo Garrone (“Gomorra”), è più rivolto al sorriso che alla cattiveria, anche se qua e là qualche punto acido non manca. È un ritratto sociale e antropologico quello che ne esce, confortato dallo sguardo di chi si confronta con un paesaggio urbano e umano, del quale emergono le pecche, ma anche gli immancabili slanci sinceri.
Giunto al quarto film, Di Gregorio sembra ormai aver delineato chiaramente il suo mondo, il tentativo di ritornare a una commedia buona e cortese, a costo anche di sembra a volte innocua, ma spinta dal desiderio di accettare come siamo e perché lo siamo. Nel farlo, il regista aggiorna le problematiche dell’oggi, dalla difficoltà di vivere una vecchiaia serena fino a comprendere come la convivenza con chi arriva nel nostro Paese, scappando da luoghi disumani, sia necessaria e possibile attraverso una disponibilità semplice, dando dignità all’altro. Così tra una risata e l’altra (perché il film è decisamente spassoso), si tocca il tema dell’immigrazione, attraverso la figura di un giovane immigrato, con un finale commovente.
Cast perfetto: oltre al regista, in campo anche Giorgio Colangeli, Roberto Herlitzka, Daphne Scoccia e Ennio Fantastichini, alla sua, purtroppo, ultima apparizione.  Voto: 6,5.


LA FINESTRA DI FRONTE - Dopo vent’anni di matrimonio Maria confessa al marito di avere come amante un suo studente. Richard non la prende bene, nonostante la coppia sia intellettualmente aperta. Maria così se ne va. In realtà non troppo lontano. Attraversa la strada e prende una camera, la 212 (da cui il titolo originale del film: “Chambre 212”), e guardando dalla finestra spia i movimenti del consorte all’interno della casa, ripassando con la memoria gli anni vissuti insieme e con i vari “intrusi”.
Honoré, da sempre cantore di un amore libero e provocatorio, firma un film coraggioso dove il tempo e i personaggi non confluiscono in tanti flashback, ma si materializzano all’interno della stessa inquadratura, dando forma fisica ai ricordi, in una frattura temporale che permette a ciascuno di vivere contemporaneamente passato e presente. “L’hotel degli amori smarriti”, titolo un po’ più a effetto (e di per sé non brutto) scende nell’abisso del rapporto coniugale, all’interno di una commedia intelligente, spiritosa e non priva di cattiveria arguta. Un film rischioso e spiazzante, dove tra tutti eccelle la bravura di Chiara Mastroianni, qui al fianco del cantautore Benjamin Biolay, suo effettivo ex marito. Voto: 7.


TELA DO IO LA PADELLA
- Negli anni '90 in West Virginia molte persone si ammalano di cancro e il bestiame impazzisce. Il sospetto è che la multinazionale Du Pont, che ha inventato il teflon usato soprattutto per le padelle antiaderenti, scarichi nel fiume i residui chimici. L'azienda nega ogni pericolo, ma un avvocato fortunatamente cocciuto inizia un'indagine che porterà il caso al centro di una vicenda giudiziaria, che ha colpito molto l'America. Tratto da un'inchiesta giornalistica e prodotto fortemente dall'attore Mark Ruffalo, che interpreta anche l'avvocato Bob Bilott, e diretto con classicità da Todd Haynes, un altro di quei film dai grandi temi morali e civili, da "Erin Brockovich" a "Insider", che fanno risvegliare la coscienza sociale, dimostrando come il capitalismo non abbia alcuna resistenza etica di fronte al possibile profitto. Se dal punto di vista cinematografico è un film piuttosto risaputo, la sua importanza è ovviamente necessaria. Voto: 6,5.
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Il Gazzettino