"C'è ancora domani", il bell'esordio alla regia di Paola Cortellesi

Paola Cortellesi sul set di "C'è ancora domani"
Paola Cortellesi debutta alla regia con un originale e coraggioso tributo alle donne di ieri e di oggi, a partire da quelle “invisibili” capaci, loro malgrado, di...

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Paola Cortellesi debutta alla regia con un originale e coraggioso tributo alle donne di ieri e di oggi, a partire da quelle “invisibili” capaci, loro malgrado, di segnare la Storia. Ispirata ai racconti di nonne e bisnonne, «di tante donne qualunque che hanno costruito, ignare, il nostro paese», “C’è ancora domani”, presentato alla Festa di Roma e ora in sala, si affida a un luminoso bianco e nero “neorealista” per tornare al periodo postbellico, alla vigilia del voto alle donne, per raccontare una storia ancora attualissima che parla di condizione femminile, di diritti che ancora mancano, di maschilismo e patriarcato, di differenze di genere e violenza domestica. Un film politico, alla fine.

LA PROTAGONISTA

Al centro di “C’è ancora  domani”, scritto con cura dalla stessa Cortellesi con Furio Andreotti e Giulia Calenda, c’è la rassegnata Delia, madre e moglie tuttofare, che si muove in una Roma del primo dopoguerra tra povertà e miseria, soldati americani che regalano cioccolata, italiani che faticano ad arrivare alla fine del mese e lunghe code agli alimentari. Sempre di corsa e in grembiule, Delia tiene la sua casa-sottoscala pulita, prepara i pasti ai tre figli e al marito violento Ivano (il bravo Valerio Mastandrea) che la sveglia ogni mattina con uno schiaffone, accudisce il suocero ignorante e cattivo (Giorgio Colangeli) secondo il quale lei «ha il difetto che risponde», e si ingegna tra mille lavoretti per contribuire al bilancio familiare di cui in realtà è il motore. È una di quelle donne che sopportano una vita di prevaricazioni senza porsi domande, «perché tanto dove vado?», disprezzate e maltrattate in silenzio, “figlia” di una società misogina e patriarcale che al femminile non ha mai concesso niente, non solo il diritto al voto, ma neanche la possibilità di parlare, studiare o addirittura pensare. Donne costrette a credere di non valere niente, concentrate solo sui doveri, compreso quello di abbassare la testa di fronte a maschi tossici, maneschi e prepotenti (“Non menarla troppo - dice il suocero al figlio Ivano- menaje ogni tanto, ma forte, cosi capisce”).

 

LO SGUARDO

Ed è qui che Cortellesi gioca la sua visione d’autrice, trasfigurando la violenza domestica in una dolente coreografia, un amarissimo “passo a due” in cui la danza mette distanza dalla durezza di ciò che accade, ma ne sottolinea anche la brutale consuetudine. E mescolando dramma e commedia con malinconica grazia, Cortellesi abbraccia un mondo che sta cambiando, complice la svolta storica del diritto al voto alle donne: c’è la capitale “eterna” coi suoi soldati, ci sono le comari che appendono i panni in soffitta e chiacchierano in cortile tra piccoli squarci di sottile solidarietà, ci sono le ragazze, come la figlia di Delia, che sognano di accasarsi “bene” senza vedere chi hanno accanto, e le amiche, come la fruttivendola Marisa (Emanuela Fanelli) che provano a sostenere come possono. E c’è pure l’amore mancato, il meccanico dolce e squattrinato (Vinicio Marchioni) che deve trasferirsi al nord per trovare lavoro, con cui Cortellesi si regala un inaspettato “girotondo” del sorriso mangiando un pezzetto di cioccolato.

OLTRE L’AMORE

Ma non è l’amore che interessa alla regista, bensì il tema del femminile, scandito attraverso una bella colonna sonora che spazia da Dalla a Silvestri per rendere il dovuto omaggio una generazione di guerriere che hanno lavorato per un domani migliore. Non tanto per se stesse, ma per quelle che sarebbero arrivate dopo (non a caso la regista dedica il film alla figlia). Un vero “domani” in cui iniziare a camminare a testa alta.

Voto 8

“C’è ancora domani”

Regia: Paola Cortellesi

Con: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Giorgio Colangeli, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Romana maggiora Vergano.

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Il Gazzettino