Onward, Pixar sempre più per famiglie Da Ligabue alla Luna, meglio Little Joe

Onward, Pixar sempre più per famiglie Da Ligabue alla Luna, meglio Little Joe
Si torna al cinema. Forse. Nel senso che le sale riaprono, ora bisognerà monitorare la voglia della gente di andarci. Molte le uscite, con riprese di film poi bloccati dal...

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Si torna al cinema. Forse. Nel senso che le sale riaprono, ora bisognerà monitorare la voglia della gente di andarci. Molte le uscite, con riprese di film poi bloccati dal lockdown di marzo.


ONWARD – OLTRE LA MAGIA – L’elfo Ian è un ragazzo incerto, a tratti goffo. Ha un fratello esuberante, una mamma che lo segue costantemente, ma il padre purtroppo è morto prima ancora che Ian nascesse. Per il suo compleanno riceve in dono la possibilità di far rivivere il papà per una giornata, ma l’incantesimo non si realizza del tutto. A tre anni da Coco, la Pixar, sempre più targata Disney, propone una storia fantasy dai tocchi sentimentali e familiari, ormai avviandosi a racconti che mettano la famiglia al centro dell’universo narrativo, un tempo molto più libero e originale. Diretto da Dan Scanlon, alla sua seconda regia, lascia un senso quieto e positivo, vagamente noioso e lontano comunque dai veri capolavori della casa. Voto: 5,5
VOLEVO NASCONDERMI di Giorgio Diritti
 – La vita del pittore Antonio Ligabue, dalla sua infanzia già travagliata in Svizzera, fino alla sua esuberanza artistica a Gualteri, in Emilia. Diritti pone di nuovo in campo la conflittualità tra il singolo e la collettività, ma è indeciso su quale strada veramente scegliere, tra la follia, la creatività e l’affresco contadino di una realtà quotidiana tra le aie e i tortellini. Elio Germano, premiato a Berlino, dà prova equilibrata, sfiorando la caricatura, ma uscendo sempre in piedi. A tratti un biopic emozionante, ma nel modo più evidente, mai con una radicalità dello sguardo che avrebbe dato all’operazione un senso più necessario. Voto: 5,5.
IL GRANDE PASSO di Antonio Padovan
  – Mario (Giuseppe Battiston) ha un sogno fin da bambino: costruire un razzo per andare sulla Luna. Vive nel Polesine ed è considerato il matto del paese. All’ennesimo problema creato, rischia il carcere. In soccorso arriva da Roma il fratello (di solo padre) Dario (Stefano Fresi), per risolvere la questione. Una favola leggera, che cerca di costruire anche una solidarietà tra due personaggi che non si sono mai frequentati, nonostante la parentela. Padovan si accontenta di personaggi come figurine risapute, ma ha il pregio di rimanere sulla soglia di uno sguardo caritatevole verso i sognatori. Finale adeguato, un piccolo film che sa di esserlo, tra un omaggio al mondo di Mazzacurati, impreziosito dalle musiche di Pino Donaggio. Voto: 6.

LITTLE JOE di Jessica Hausner 
– Alice lavora in un laboratorio che coltiva in serra piante modificate geneticamente, che attraverso il loro profumo possono dare felicità, con un potenziale di mercato enorme. Ma sembra esistere un effetto collaterale non insignificante: il profumo entra nel cervello e cambia le persone. Intanto Alice porta a casa, contro le regole dell’azienda, una piantina per il figlio Joe: in famiglia la piantina viene chiamata appunto Little Joe. L’austriaca Hausner continua a elaborare il suo cinema congelato, geometrico e anaffettivo, sradicando le regole, qui anche del genere (come lo fu l’anti horror “Hotel”), con una messa in scena implacabile, rigorosa e a suo modo affascinante. Si pone a una distanza di osservazione ambigua (come lo fu in “Lourdes”, a tutt’oggi il suo film migliore) e pur partendo da un’idea ormai quasi abusata (da “L’invasione degli ultracorpi” in giù), elabora un trattamento sulla percezione (dell’altro e anche di se stessi), non così banale. Emily Beecham premiata a Cannes 2019. Voto: 7.
SIBERIA di Abel Ferrara
 – Clint vive isolato in una baracca sui monti, con i suoi cani da slitta, ma è continuamente visitato dai suoi incubi, tra sessualità e legami familiari. Un film che pulsa di inquieta stabilità, che delega alle immagini la propria anti-narrazione, costruendo un percorso alla fine incompiuto e inafferrabile. Ferrara resta un regista dissonante, capace di uno sguardo magnetico e al tempo di disperdere la propria creatività. Willem Dafoe segue istintivamente la ricerca esistenziale, ma l'insieme ormai sembra quello di un film che arriva sfinito come il suo autore. Voto: 5.

GRETEL & HANSEL
– Due fratelli fuggono da una madre negativa, rimasta vedova. Inoltratisi nel bosco in cerca dei cacciatori, finiscono nella casa di una donna anziana, catturati dal profumo di cibo di una tavola imbandita di ogni prelibatezza. Ma la verità è tutt’altra. Partendo dai Grimm, Oz Perkins, figlio di Anthony, confeziona una favola horror, inquietante ma anche senza sorprese, interessando soprattutto per le atmosfere e l’ambientazione. Voto: 5.
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Il Gazzettino