Basta cancelli, steccati e chiusure: il "degrado" si combatte con iniziative sociali e culturali

Basta cancelli, steccati e chiusure: il "degrado" si combatte con iniziative sociali e culturali
Il cosiddetto "degrado" non si combatte con polizia ed esercito, e nuppure sbarrando parchi e giardini, chiudendo i centri storici, impedendo ai giovani di aggregarsi,...

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Il cosiddetto "degrado" non si combatte con polizia ed esercito, e nuppure sbarrando parchi e giardini, chiudendo i centri storici, impedendo ai giovani di aggregarsi, proibendo qualsiasi cosa che possa creare un po' di rumore, di confusione.

 
Le forze dell'ordine servono per reprimere la criminalità. Tutto il resto, la chiusura, l'isolamento, il "silenzio", la solitudine, la militarizzazione dei quartieri a suon di "ronde" che i nostri amministratori continuano a proporre come ricetta risolutiva di tutte le questioni, hanno l'effetto esattamente contrario: invece di risolvere i problemi, li creano, li aggravano.

Ma questi amministratori, in assenza di idee, di un progetto per la crescita sociale della comunità che sono chiamati a gestire, sono capaci soltanto di iniziative spot, di proclami che colpiscono l'immaginazione della gente, che solleticano i bassi istinti, che lavorano sul fronte delle paure, dei timori. Troppi amministratori non sono in grado di costruire, ma solo di alzare steccati. Ed ecco che per cacciare gli spacciatori dal parco non riescono ad inventarsi nulla di meglio che chiuderlo, togliendo uno spazio di aggregazione. L'ennesimo. E riducendo ancor di più il numero di persone perbene in giro per la città.

L'unica ricetta praticabile, se si vuole ridare vita ai centri e alle periferie, se si vuole cercare di sconfiggere il "degrado" di strade mal frequentate e dunque ritenute pericolose, è riportare la gente per strada. Far uscire le persone dall'isolamento delle proprie case, dall'alienazione di programmi televisivi che mandano i cervelli all'ammasso, di approfondimenti dedicati ad alimentare il terrore, creando immagini di violenza diffusa che spesso non corrispondo alla realtà. Dunque è necessario riaprire i locali che qualcuno ha voluto far chiudere perché rumorosi; promuovere occasioni di incontro; organizzare spettacoli, musica, teatro; coinvolgere i giovani in questi progetti, tornare ad investire sui molti teatri che hanno chiuso; finanziare i gruppi, le associazioni di volontariato, aiutare i giovani che hanno idee destinate a restare nel cassetto perché non hanno alcun "padrino", nessuna raccomandazione.


Ma di questo non parla nessuno. I soldi, invece che per la cultura, per finanziare reti sociali, vengono stanziate per catene e lucchetti: perché è più facile installare ringhiere e cancelli, alimentare paure non sempre giustificate che avere idee per far crescere uno spirito di comunità. Alzando steccati, fomentando l'odio contro gli altri (sui quali riversare colpe non meglio precisate) è più facile governare, allontanando critiche e polemiche per la pochezza delle propria azione amministrativa. Ma così non si fa il bene di una città e dei suoi cittadini. Si contribuisce soltanto ad incrementare le divisioni, ad aumentare i problemi. E, in sostanza, a far crescere il "degrado".

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Il Gazzettino