Morta ottantaseienne la stilista Sonia Rikyel

Morta ottantaseienne la stilista Sonia Rikyel
  La chiamavano quella del “maggio”, un po’ perché era nata di maggio (nel 1930, a Neuilly- sur- Seine) e un po’ perché  era...

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La chiamavano quella del “maggio”, un po’ perché era nata di maggio (nel 1930, a Neuilly- sur- Seine) e un po’ perché  era entrata nel mondo della moda  sull’onda del maggio sessantottino che a Parigi aveva risvegliato gli animi bollenti. Innovare, cambiare, liberare era la formula sulla quale  Sonia Rikyel ,  giovane ribelle dai capelli color aragosta alla Toulouse Lautrec , aveva puntato le sue carte vincendo subito. La sua arroganza simpatica, il suo piglio da intellettuale non snob, la sua cultura vera, avevano reso possibile il successo presso  un pubblico ancora disorientato tra il perbenismo che il Sessantotto voleva cancellare e l’anarchia creativa che si affacciava con i rischi che comunque un progetto anarchico comporta. Libertà di non adottare forzatamente i tailleurini perbene che raccontavano un tempo da seppellire, libertà di vestirsi  “senza regole prefissate ma con qualcosa che ti assomigli”. La maglia, fino allora tenuta in sottotono dalla moda imperante , divenne il codice imprescindibile della giovane signora che nel 1968  – dopo aver lasciato il marito Samuel Rikyel (del quale conservò sempre il cognome) – apriva il  suo primo negozio a Parigi,  in rue de Grenelle.

Di famiglia ebraica, Sonia coltivò sempre anche la passione per la scrittura: suo un famosissimo libricino sulle avventure della cioccolata scritto non solo come amante della medesima ma come appassionata  del cibo in generale che sapeva cucinare “ad arte”. Non a caso nelle conversazioni che seguivano le sue sfilate spettacolari , nel periodo che va dal 1970 al 2009, amava ricordare che “il cibo è vita” sottolineando ironicamente l’affermazione a proposito della moda che cominciava ad imporre  le diete come dogmi irrinunciabili.
Nessuno prima di lei aveva immaginato l’esplosione della  “moda scritta” che applicava alle sue maglie dove scriveva  slogan, versi, inviti alla libertà, all’amore, alla vita,  campiti a grandezze megagalattiche sui maglioni lunghi, ampi ma furbi nel rivelare  la silhouette  femminile senza segnarla ma scivolando sul corpo amici del  movimento libero , complici di una moda senza più comparti o “destinazioni”. Giorno, sport, viaggio, sera: non c’erano più suddivisioni “borghesi” nella moda che la stilista eternamente giovane, coadiuvata dalla figlia Nathalie,   firmò fino al 2009, quando il morbo di Parkinson ebbe ragione della sua sfrenata vitalità imponendole di cedere l’attività a un fondo asiatico .

Sonia Rikyel è morta  il 25 agosto, a 86 anni, ricordata a Parigi anche dalle parole del Premier Hollande,  lasciando che la sua griffe continui sotto la direzione artistica di  Julie de Libran . La stilista “Rikyel” , che si è formata in Italia all’Istituto Marangoni,  promette di “non tradire” stilisticamente Sonia: lo dichiara alla stampa,  seduta al tavolo che fu di Madame, al primo piano del Cafè de Flore, a Saint Germain. 
 
 
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Il Gazzettino