Non è facile riempire la sala di una biblioteca di domenica pomeriggio. Ma se si parla della radio e il protagonista è Massimo Cirri, inventore del celebre...
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Cirri, con il suo impareggiabile flusso di parole, ricordi e gustosi aneddoti, si è concentrato soprattutto sulla straordinaria attualità di uno strumento che, a differenza dei quotidiani cartacei, ha saputo modificarsi nel corso dei decenni mantenendosi come punto di riferimento.
«All’inizio - ha raccontato - le radio erano davvero ingombranti, chi ne aveva una era davvero un privilegiato anche perchè costavano. Poi nel tempo sono diventate oggetti molto più leggeri e quindi tascabili. Se pensiamo ad oggi siamo in presenza di radio quasi immateriali visto che con la rete ci si può collegare direttamente da un telefonino o da un tablet senza avere una. E così, con questo cambiamento, lo spazio a lei dedicato nei negozi oggi è davvero molto ridotto rispetto ad altri stumenti tecnologici».
Certo, l’immediatezza in tempi di internet ha aiutato molti conduttori, ma è anche il suo lato “non ingombrante” ed agile, dal punto di vista della comunicazione, ad averne decretato la longevità e, grazie ad autori come Cirri, il successo. Una sorta di seconda giovinezza.
«Chi lavora in radio - scrive appunto Cirri nel libro presentato alla Vez “Sette tesi sulla magia della radio” riferendosi all’effettivo isolamento di chi opera negli studi di registrazione da dove inizia il tutto - è distante, separato da chi ascolta, ma al tempo stesso simultaneo. Un luogo di clausura connesso a tutti. Intimità di lontananze».
A questo va poi aggiunto l’aspetto musicale che si rafforza sull’effetto sorpresa, creato dai conduttori e dj ,ripescando anche brani e compositori spesso affidati solo alla lontana memoria degli ascoltatori. Ma è un’altra storia rispetto alla narrazione di Cirri sulle parole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino