Magistratura delegittimata, cittadini con meno difese contro i diritti violati

Magistratura delegittimata, cittadini con meno difese contro i diritti violati
È sconcertante il coro a cui ci costringe ad assistere certa politica, che insorge sdegnata ogni qual volta ci si azzarda a raccontare le malefatte di qualche...

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È sconcertante il coro a cui ci costringe ad assistere certa politica, che insorge sdegnata ogni qual volta ci si azzarda a raccontare le malefatte di qualche sodale, di un colletto bianco, di un potente qualunque, stracciandosi le vesti in nome della “presunzione d’innocenza” anche se l’arresto è avvenuto in flagranza di mazzetta appena incassata. La parola d’ordine è silenzio. Censura. E si cercano di varare sempre nuove norme per mettere il bavaglio all'informazione.

Se invece si tratta di un poveraccio, o peggio ancora di qualche "avversario", la presunzione ’innocenza improvvisamente non esiste più. Si fomenta la folla additando il poveretto di turno alla “lapidazione”, soprattutto via social, con la scusa di esercitare legittime critiche.

Quando sotto i riflettori finisce un magistrato, poi, la macchina del fango sembra inarrestabile. E la recente vicenda di Catania ne è l’esempio più lampante. 

Ammettiamo pure che la giudice finita nella bufera per aver disapplicato la nuova norma sui migranti abbia sbagliato: il nostro sistema prevede la possibilità di ricorso in modo che un altro giudice si possa pronunciare e, ne se necessario, “aggiustare” le cose. Funziona così. 

Gridare al complotto, al rovesciamento del regime democratico per via giudiziaria non ha senso. Chi ha letto (e temo siano pochi) il provvedimento della giudice di Catania si sarà senz'altro accorto della ricchezza di riferimenti giurisprudenziali e normativi. Un altro giudice, a Firenze, giorni successivi ha preso peraltro una decisione analoga.

L'impressione è che la vicenda rientri nel più ampio contesto di quel processo di delegittimazione della magistratura che prosegue da anni, con fiammate ogni qual volta sotto inchiesta finisce qualche politico o viene emessa una sentenza considerata scomoda.

Ciò che sorprende maggiormente non sono però gli attacchi lanciati dalla politica (da sempre allergica ai controlli) ma la posizione dei  normali cittadini, per i quali la magistratura è in realtà l’unico presidio a garanzia dei diritti: quelli al lavoro, alla casa, alla salute. I cittadini per i quali i pm erano diventati eroi, veri miti durante Tangentopoli, oggi getterebbero all'inferno gli stessi magistrati, passando da un'estremismo all'altro. 

I magistrati sbagliano (come tutti); qualcuno è politicamente orientato (come ogni cittadino hanno il diritto ad avere un'opinione); abbiamo assistito allo "scandalo Palamara" che ha fatto emergere comportamenti poco edificanti. Ma, al netto degli errori e dei difetti, un sistema giudiziario privato di libertà e indipendenza, ricattato e tenuto sotto scacco, significa per il cittadino comune non poter difendere i propri diritti, già fortemente compressi negli ultimi anni da una legislazione che non è sicuramente dalla parte dei più deboli. Quanti magistrati, dopo gli attacchi di questi giorni contro la giudice di Catania, avranno la forza di assumere decisioni invise al governo di turno?

Purtroppo, la campagna in corso da anni sui social e sui media sta producendo effetti nefasti, scatenando la rabbia dei cittadini comuni contro una serie di "falsi" nemici: in questo modo chi fa i danni più grossi, chi deruba davvero lo Stato (e dunque tutti noi) può continuare impunemente a farlo. Evadendo le tasse, ad esempio; sprecando denaro pubblico in società ed opere inutili, elargendo consulenze e prebende agli amici degli amici, corrompendo e così via. La chiamano "distrazione di massa". E con tutta evidenza funziona alla grande.

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Il Gazzettino