Magistrati sotto scacco con la responsabilità civile diretta

 Magistrati sotto scacco con la responsabilità civile diretta
 Immaginate un giudice perennemente sotto scacco, alla mercé delle richieste di risarcimento di chiunque ritenga (in buona fede) di aver subito un torto; o peggio di chi, pur...

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 Immaginate un giudice perennemente sotto scacco, alla mercé delle richieste di risarcimento di chiunque ritenga (in buona fede) di aver subito un torto; o peggio di chi, pur sapendo di essere nel torto, voglia "vendicarsi" di una condanna. E' ciò che accadrà se dovesse passare l'incredibile proposta di consentire al cittadino di citare direttamente a giudizio il suo giudice. Si tratta di una procedura che non esiste in alcun Paese civile ed è chiaro il perché. Non è questione di garantire l'impunità ad alcuno: la realtà è che ruolo e funzioni del giudice sono diverse da quelle di qualsiasi altro pubblico dipendente. Le sue decisioni scontentano sempre qualcuno: in sede penale l'imputato, se condannato, o le vittime di un reato in caso di assoluzione; in sede civile sempre e comunque una delle due parti in causa. Consentire al cittadino di poter citare a giudizio direttamente il suo giudice significa mettere sotto ricatto permanente chi è chiamato a giudicare; significa fornire un'arma pericolosissima nelle mani dei delinquenti; significa privilegiare i più forti e potenti: perché un giudice dovrebbe dare ragione al più povero, al più debole, rischiando di essere citato per danni da chi ha più mezzi e risorse da mettere in campo contro di lui? Gli effetti sarebbero devastanti. Soprattutto per le persone con minor mezzi a disposizione. Insomma, la giustizia funzionerà sempre peggio, alla faccia di chi sbandiera riforme per renderla più veloce ed efficiente e, in realtà, continua soltanto a riempirci di slogan ad effetto, vuoti e senza vero contenuto, all'insegna di demagogia e populismo.
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Il Gazzettino