Ma davvero gli ultras sono la rovina del calcio?

Ma davvero gli ultras sono la rovina del calcio?
Ma davvero gli ultras sono la rovina, il male assoluto del calcio? La...

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Ma davvero gli ultras sono la rovina, il male assoluto del calcio? La Lega di Serie A è andata giù dura, denunciando «gravissime violazioni dei diritti delle società, vere e proprie aggressioni». I recenti casi Lotito (Lazio), Guaraldi (Bologna) e Milan hanno dato la stura a un intervento ufficiale che suona come una drastica diffida ai tifosi a "stare al proprio posto". Ma qual è il posto dei tifosi? E gli ultras, in quanto tali, sono tutti annoverabili in una categoria di degenerati? Di recente abbiamo visto più volte cos’è uno stadio senza ultras, anzi senza tifosi appassionati. Un mortorio, uno spettacolo monco, una triste esibizione attorno ad un pallone. Se ne lamentano senza mezzi termini anche i protagonisti, dipendenti di quelle società che oggi insorgono. Uno per tutti, Rudi Garcia: «Finalmente l’Olimpico torna normale, con i nostri tifosi (cioè ultras, ndr) in curva», ha sentenziato dopo le ripeture squalifiche punitive per la Roma. Sia chiaro: la violenza è da bandire, il razzismo anche, striscioni offensivi idem e via dicendo. Su questo non ci possono essere dubbi e cedimenti. Ma il tifo organizzato, ultras o non ultras, che poi è il sale del calcio, vogliamo ascoltarlo ogni tanto, se non coinvolgerlo? Oggi, ad esempio, tutti riconoscono che la tessera del tifoso è "superata". Gli addetti ai lavori usano questo termine edulcorato per non ammettere che è stata una "puttanata", tanto per essere chiari. I cosiddetti ultras lo dissero subito, perchè non confrontarsi con le loro idee? Provate a comprare un biglietto per lo stadio: un percorso a ostacoli di rara difficoltà. Veniamo poi al diritto di contestare le scelte dei club. Il caso Lazio ha assunto proporzioni mai viste. E non è questione di ultras. Un intero stadio, se non gran parte della tifoseria, è in aperto contrasto con il presidente Lotito, che deve addirittura girare sotto protezione. Una contestazione clamorosa, ruvida, insistente, ma per fortuna, al momento, solo una contestazione. Uno contro tutti o tutti contro uno? Gli errori sono solo dalla parte di chi contesta? E non è questione di risultati, ci sono state tifoserie vicinissime a squadre da retrocessione.   Il tifoso ha diritto di dire la propria, di partecipare alla vita del club espressione della propria città o deve essere spettatore compassato? Ma avrebbe senso, allora, andare allo stadio?
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Il Gazzettino