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Siamo nel XVIII secolo.
Il danese Nikolaj Arcel, noto soprattutto per “Royal affair” (2012), candidato all’Oscar come film internazionale e curiosamente ambientato nello stesso periodo, sceglie se vogliamo la via più facile ed evidente, per una storia di natura sconfinata e duelli umani: il western. La scelta però si rivela azzeccata, perché Arcel non trasforma il capitano in una specie di eroe della frontiera, un uomo dai nobili intenti per uno scopo universale, di popolo e di terra. Nel corso del conflitto dove si alza il tono in modo tragico, ampliandolo anche al resto della popolazione del luogo, mostra come l’animo del capitano sia esso stesso contaminato da una passione che si trasforma presto in un’ossessione irragionevole, preda di un’arroganza che rischia di mandare in frantumi il progetto, nonostante l’evidenza della sua ragione.
Ma la forza principale del film, oltre alle atmosfere di plumbea collisione tra i due contendenti e ad alcune scene di dura crudeltà, è la figura spigolosa di Mads Mikkelsen, che attraversa la storia con il suo fisico possente e battagliero, mescolando ambizione e bramosia, diritto e cocciutaggine, dove a essere tossico non è soltanto l’ambiente. Un anti-eroe per il quale non si può comunque che parteggiare. Voto: 6,5.
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Il Gazzettino