L'Italia del rugby raggiunge quella del calcio nel ranking  al 14° posto, ma non c'è da esserne fieri

L'Italia del rugby raggiunge quella del calcio nel ranking  al 14° posto, ma non c'è da esserne fieri
Il rugby in Italia ha raggiunto il calcio. No, non nella popolarità e...

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Il rugby in Italia ha raggiunto il calcio. No, non nella popolarità e nei risultati agonistici. Sarà probabilmente impossibile che lo faccia, visto lo sviluppo storico delle due discipline nel nostro Paese. Lo ha raggiunto nella posizione della Nazionale nel ranking mondiale: 14° sia per la Fifa (calcio) che per l’Irb (rugby) negli ultimi aggiornamenti, successivi alla Coppa del Mondo in Brasile e ai test-match nel Sud Pacifico. Una parità di cui essere fieri? Mica tanto. Perchè è la conseguenza di un momento di profonda crisi di entrambe le Nazionali. Gli azzurri del calcio fatti fuori per la seconda volta consecutiva nel girone eliminatorio del Mondiale. Quelli del rugby che in sette edizioni il girone eliminatorio non l’hanno mai superato e vengono da un "anno orribile" fatto di una sola vittoria e 13 di sconfitte, di cui tre pesanti come non capitava da tempo così ravvicinate (Australia, Irlanda, Inghilterra) e una storica (Giappone, come i calciatori con la Costa Rica). Le principali ragioni della crisi sono una comune e l’altra opposta nelle due discipline. Quella comune è l’incapacità di produrre giocatori di livello internazionale con i vivai, condizionata dal massiccio uso di stranieri nei campionati. E per quanto riguarda il rugby rispetto al calcio anche in Nazionale (la valanga di oriundi ed equiparati contro i soli Thiago Motta e Paletta). La ragione opposta è lo strapotere della lega dei club rispetto alla federazione nel calcio. Nel rugby, invece, la lega è addirittura scomparsa e la Fir ha in mano il controllo pressoché totale dell’attività e del movimento. Ha quel potere che che la Figc ambirebbe avere, ritenendolo una delle soluzioni alla crisi. Sbagliato. Se non hai idee, competenze e persone giuste, a realizzare le prime e applicare le seconde, il potere assoluto nelle mani della federazione non serve a nulla. Il 14° posto (minimo storico per il rugby, quasi per il calcio) e le crisi parallele di palla ovale e rotonda sono lì a dimostrarlo. (Ivan Malfatto)
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Il Gazzettino