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In un villaggio dove convivono rumeni, ungheresi e tedeschi, gli abitanti vanno in fibrillazione per la presenza di alcuni immigrati cingalesi, regolarmente impiegati. Con R.M.N., titolo originale del film che in Italia si è preferito chiamare Animali selvatici, non senza destare perplessità e una generalizzazione che va bene in tante occasioni, Cristian Mungiu esplora con il consueto stile scarno e implacabile un piccolo mondo in miniatura dominato dall’intolleranza sotterranea, nonostante l’apparente convivenza di diverse etnie e ci spiega bene quale clima sociale stia vivendo quel che resta dell'Europa. Cinema dichiaratamente politico, ruvido, mai esornativo, uno stile che si perpetua in un autore tra i più radicali della grande ondata rumena, qui pronto anche all’allegoria. Per capire poi quanto grande sia questo regista, basti pensare al pezzo di autentica bravura che è il lunghissimo piano sequenza dell’assemblea, mirabile nella gestione degli spazi e dell'andirivieni di una infuocata riunione. Chapeau. R.M.N. è la sigla della risonanza magnetica, ma anche il nome Romania, relativamente alle sole consonanti. Il film esce in Italia oltre un anno dopo il passaggio a Cannes. E questo vuol dire, com'è chiaro, molte cose. Voto: 7,5.
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Il Gazzettino