Inter-Zemanlandia 2-8

Inter-Zemanlandia 2-8
Inter-Cagliari 2-8. No, non è il raddoppio del clamoroso 1-4 di San Siro, è solo la controprova di come una squadra "italiana" non abbia nulla da invidiare alle formazioni...

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Inter-Cagliari 2-8. No, non è il raddoppio del clamoroso 1-4 di San Siro, è solo la controprova di come una squadra "italiana" non abbia nulla da invidiare alle formazioni "straniere" che abbondano in Serie A.   Zemanlandia, infatti, ha schierato a Milano ben 8 calciatori che più italiani di così non si può, compreso un portiere ventenne, Alessio Cragno. Di fronte lo squadrone di Thohir con tanti campioni d’oltrefrontiera e due sperduti giocatori nostrani, Andreolli ed il naturalizzato Osvaldo.   Per la verità i nerazzurri hanno una lunga tradizione di formazioni multietniche fin dall’era Moratti, e non è certo un delitto. Ma inutile allora lanciare allarmi sul destino della Nazionale, come fanno ripetutamente Figc, Coni ed tutti i commissari tecnici che prendono in mano l’Italia. Gli slogan sono ormai stucchevoli: "valorizzare i giovani è un dovere", "il futuro della Nazionale è a rischio", "un nostro ragazzo per giocare titolare deve andare all’estero". Ma cosa è stato fatto finora per porre rimedio a tale situazione? Nulla. Poi ti arriva il boemo Zeman e ti dimostra sul campo che una squadra di italiani, motivata e determinata, può umiliare la grande Inter nel tempio del calcio. La realtà è che laddove i club sono miopi e poco lungimiranti e ricorrono alla scorciatoia del nome straniero, del giocatore "già fatto", dovrebbero essere introdotti dei correttivi da parte del sistema-pallone. A cominciare dalla necessità di dare opportunità in prima squadra ai giovani del vivaio (laddove è valido e non un pro forma). Oltretutto una formazione "straniera" non è garanzia di successo. È necessario aspettare Zeman per aprire gli occhi?
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Il Gazzettino