I reati minori finiranno tutti (o quasi) in archivio

 I reati minori finiranno tutti (o quasi) in archivio
 E' entrata in vigore il 2 aprile, con scarsa pubblicità, la...

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 E' entrata in vigore il 2 aprile, con scarsa pubblicità, la legge 28 del 2015 che, introducendo nel codice penale l'articolo 131-bis, prevede la non punibilità dei reati che riguardino fatti di "particolare tenuità", commessi da persone il cui comportamento penalmente rilevante risulti "non abituale". La nuova norma riguarda tutti i reati con pena edittale fino a 5 anni di reclusione (o sanzione pecuniaria), e dunque un numero rilevantissimo di fatti a rilevanza penale: dall'abuso d'ufficio agli atti osceni, dalle ingiurie alla diffamazione, dal furto semplice alle lesioni personali, dalla rissa alla truffa, dal danneggiamento all'appropriazione indebita.
Il pm, a conclusione delle indagini, potrà chiedere l'archiviazione se il fatto è di tenue entità e il comportamento del responsabile non abituale (le due cose devono essere coingiute); il giudice dovrà poi decidere tenendo conto del disvalore dell'azione, della gravità del danno (o del pericolo) cagionato, dell'intensità del dolo o del grado della colpa, dell'eventuale risarcimento. La parte offesa potrà opporsi all'archiviazione, così come l'ndagato che voglia avere una piena assoluzione: il provvedimento di non doversi provedere per tenuità del fatto resterà infatti annotato nel casellario giudiziario per 10 anni (al fine di verificare l'eventuale ripetizione di reati dello stesso tipo che in tal caso saranno abituali e non più occasionali) e avrà valore di giudicato per eventuali cause civili per il risarcimento del danno.
Non è facile prevedere gli effetti di tale novità: quanti saranno i reati destinati a non essere puniti? Quante le opposizioni da parte delle vittime? E quante di queste oposizioni saranno accolte dai giudici? Di certo questa norma, introdotta con l'obiettivo di deflazionare gli uffici giudiziari travolti da un numero esorbitante di fascicoli, va nella direzione esattamente opposta rispetto a quella reclamata dai cittadini che, avvertendo una situazione  di particolare allarme sociale,  (reale o esagerato che sia) chiedono pene più severe, ma soprattutto certe. Esattamente il contrario di quanto accadrà.
Ma c'è un altro aspetto da evidenziare. Ancora una volta il Parlamento non ha avuto il coraggio di votare per un'ampia depenalizzazione, ovvero riducendo il numero dei fatti che costituiscono reato, unico modo serio per ridurre il carico riversato su Procure e Tribunali. La politica ha scelto una scorciatoia più comoda, scaricando la responsabilità sugli "odiati" magistrati, ai quali sicuramente verrà contestato di aver "assolto" tizio o caio denegando giustizia, così come oggi viene rimproverato loro di scarcerare tutti, dimenticando (o meglio omettendo di spiegare) che è stato il legislatore ad aver deciso che la custodia cautelare in carcere è un'eccezione prevista soltanto per reati gravissimi. E che la norma sono i processi a piede libero e che gli arresti domiciliari vanno concesso quando possibile. Chissà se e quando i nostri politici sapranno mai assumersi la responsabilità di scelte impopolari, ma necessarie.
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Il Gazzettino