Giappone, Kenia e la dura lotta all'immobilismo del rugby internazionale

Giappone, Kenia e la dura lotta all'immobilismo del rugby internazionale
Eppur si muove. Il rugby a livello internazionale è uno degli sport...

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Eppur si muove. Il rugby a livello internazionale è uno degli sport di squadra con le gerarchie più sclerotizzate. Le tre grandi dell’Emisfero Sud dominano la Coppa del Mondo (6 vittorie su 7 edizioni, 2 a testa) e i test match: dal 2008 per loro 82 vittorie, 2 pareggi e 13 sconfitte nei confronti con le squadre dell’ex Cinque Nazioni (dati fonte Espn.scrum). In Europa l’unica novità è l’Italia, ma dall’ingresso nel Sei Nazioni (15 anni fa) ha battuto solo una volta l’Irlanda, due la Francia e il Galles (più un pari), sei la Scozia, mai l’Inghilterra. Eppur si muove, dicevamo, perchè sotto questo livello più alto due novità delle ultime settimane fanno sperare in una mobilità (in fatto di risultati e Paesi) che può solo fare bene al rugby. La prima novità l’ha pagata sulla sua pelle l’Italia. È il Giappone. Era al 18° posto nel ranking mondiale Irb il giorno della sua istituzione (2003), oggi è 10°. Otto posizioni scalate rispetto all’immobilismo degli azzurri (13° posto nel 2003, 14° ora). Scalata ottenute grazie alle prime storiche vittorie contro Galles, Italia (con l’Argentina era già successo nel ’98, con la Scozia nell’89), ai successi su Samoa, Usa, Canada e ad una importante continuità di rendimento. Una crescita basata sul parallelo sviluppo di campionato e nazionale, sull’iniezione di equiparati neozelandesi e isolani, sull’ingaggio di ct con fama internazionale (Elissalde, Kirwan, ora Eddie Jones) e sulla programmazione in vista del Mondiale 2019, che il Giappone ospiterà. L’altra novità è il Kenia, allenato dall’ex tecnico sudafricano del Viadana Jerome Paarwater, grande amico di Franco Tonni. Con la vittoria 29-22 contro la Namibia, nel quadrangolare di qualificazione in corso in Madagascar, ha la chance di ottenere la prima storica partecipazione alla Coppa del Mondo. Il Kenia nel 2003 era 51° nel ranking Irb, ora è 31°. Venti posizioni avanti e solo 5 dietro alla Namibia (allora 25° posto, ora 26°) regina delle africane minori insieme allo Zimbabwe (25°). La crescita dei keniani è dovuta alla politica di sviluppo del seven, dove da alcuni anni sono la nazionale emergente, e all’inserimento da questa stagione del Simba XV (una selezione) nella Vodafone Cup. Il secondo torneo delle province in Sudafrica dopo la Currie Cup. Il Simba XV ha sostituito il Pampas XV argentino, ottenendo una sola vittoria e tre bonus nel suo girone a 7 squadre, ma acquisendo conoscenze utili da riversare in nazionale. Due esempi di crescita che l’Irb dovrebbe prendere a modello, stimolare e moltiplicare altrove, per rendere questo sport più universale, come sono il calcio, l’atletica leggera e altre discipline. Per il bene dei nuovi Paesi e del rugby stesso (Ivan Malfatto)
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Il Gazzettino