Quel garantismo che vale soltanto per gli amici e per garantire l'impunità

Quel garantismo che vale soltanto per gli amici e per garantire l'impunità
Il garantismo? Per alcuni sembra valere solo e sempre a senso unico: quando conviene, quando serve a difendere gli interessi degli amici, ad attaccare gli avversari oppure a...

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Il garantismo? Per alcuni sembra valere solo e sempre a senso unico: quando conviene, quando serve a difendere gli interessi degli amici, ad attaccare gli avversari oppure a garantire l'impunità al potente di turno. Esattamente il contrario di ciò che quel principio dovrebbe significare: ovvero equilibrio, pacatezza, senso di giustizia. La situazione è sconsolante, eppure non è facile dire che non sia così.

Il garantista all'italiana si indigna se viene data una notizia di evidente interesse pubblico, come l'arresto di un politico corrotto, ma non ha nulla da ridire se le forze dell'ordine diffondono un video, con tanto di musica trionfale, nel quale un criminale comune viene esibito in manette come un trofeo.

Il garantista all'italiana si riempie la bocca con la presunzione d'innocenza sostenendo che i nomi degli indagati, anche per gravi reati, devono restare nascosti fino a sentenza definitiva (e forse anche oltre) per poi fare da cassa di risonanza alle notizie di arresti ed inchieste a carico di qualche avversario, in relazione ai quali ogni presunzione pare svanita.

Il garantista all'italiana difende la privacy e protesta se la foto di qualche importante e "stimato" imprenditore finisce sui giornali per non aver mai pagato un euro di tasse, ma non ha nulla da obiettare se i particolari morbosi riguardano un migrante e i suoi familiari.

Il garantista all'italiana sostiene giustamente che i processi si devono fare nelle aule di giustizia, ma poi suona il campanello di casa di presunti spacciatori ed emette una sentenza di condanna di fronte alle telecamere.

Il garantista all'italiana dice a parole di volere una giustizia giusta, rapida, efficiente ed equilibrata, che sia uguale con tutti, ricchi e poveri, potenti e deboli. Ma quando viene preso con le mani nella marmellata si proclama vittima di ingiustizie, complotti, persecuzioni e sbraita contro la magistratura, appigliandosi ad ogni cavillo per trascinare il processo fino alla prescrizione (sempre che non riesca a far cambiare la legge affinché il reato si prescriva prima).

Il garantista all'italiana ritiene che in carcere si debba finire soltanto dopo una condanna definitiva, salvo  chiedere di "buttare via le chiavi" quando in manette finisce un ladruncolo che a suo dire "deve marcire in cella": il tutto prima ancora che il processo sia iniziato e la sua responsabilità accertata.

Il garantista all'italiana pretende tolleranza zero, pene capitali, ergastoli ostativi e carcere duro, ma soltanto per gli altri. Perché lui, i suoi amici e sodali appartengono alla squadra dei buoni. A prescindere.

Il garantista all'italiana ritiene che le indagini non debbano essere invasive: dunque no alle intercettazioni, no alle perquisizioni, no ai pedinamenti, per poi utilizzare i servizi segreti per spiare gli avversari.

Il garantista all'italiana è strenuo difensore del segreto investigativo e vorrebbe pene implacabili per i giornalisti che lo violano per informare l'opinione pubblica su qualche scandalo o per i cittadini che riprendono con il cellulare qualche politico nel piazzale di una stazione di servizio, ma non si fa scrupoli ad utilizzare documenti di cui è in possesso in ragione del suo ruolo pubblico per fare lo sgambetto all'opposizione.

Il garantismo è, dovrebbe essere, un'altra cosa. Una cosa seria.

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Il Gazzettino