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Bernie Ecclestone, l’ex mister Formula 1 ed uno dei sudditi più benestanti di Sua Maestà, alla tenera età di 92 anni cambia versione e si dichiara colpevole per «aver evaso il fisco britannico». L’ammissione, pare, fosse l’unica scappatoia per usufruire della “condizionale” ed evitare il carcere che la Southwark Crown Court di Londra avrebbe chiesto durante il processo per l’ex “padrino” della velocità dopo lunghe indagini. Il manager inglese, che intuì il grande potenziale della corse in monoposto, trasformando le sfide fra “garagisti” in un ricco affare globale di cui è rimasto al timone oltre quarant’anni, aveva da tempo un dossier aperto con la giustizia del Regno Unito ed alla fine ha ammesso quello che gli veniva contestato dopo aver a lungo negato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, sommata ad anni di denunce dei redditi artefatte, è stata la scoperta di un fondo fiduciario aperto a Singapore e riconducibile all’imprenditore in cui erano custoditi 484 milioni di dollari.
I legali hanno concordato questa strategia, perché in mancanza di un’ammissione di colpa, Bernie avrebbe scontato l’intera condanna in carcere. Ora, invece, scatteranno le manette, solo se l’ex manager dovesse incappare nello stesso reato nei prossimi due anni. Ex pilota, ha disputato anche le qualifiche del Gran Premio di Montecarlo di F1 nel 1958, intuì il suo scarso talento al volante e passò dell’altra parte dei box diventando team manager e poi proprietario della Brabham con cui vinse alcuni titoli mondiali, ingaggiando piloti di primo piano come Lauda e Piquet. Bernie ha sempre visto molto lontano e convinse i suoi colleghi che serviva un “capo” per dirigere il paddock e si offrì volontario.
Nel 2016 cedette la società che controlla la F1, di cui aveva delle importanti quote, agli americani di Liberty Media per 8 miliardi di dollari. Astuto e intelligente fuori dal comune, Ecclestone difficilmente ha sbagliato una mossa e solo negli ultimi anni è finito in mezzo a diverse polemiche. Qualche tempo fa ha inspiegabilmente ammesso di essere a conoscenza del crashgate di Singapore prima della fine di quella stagione che assegnò il Mondiale ad Hamilton ai danni di Massa. Ha spesso avuto un debole per i leader difendendo l’operato di Saddam Hussein e dei Talebani fino a schierarsi apertamente con Putin anche quando ha invaso l’Ucraina.
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