Donne invisibili e cani "prigionieri", dalla Francia a Cipro per pensare e sorridere

Donne invisibili e cani "prigionieri", dalla Francia a Cipro per pensare e sorridere
Hanno preso in prestito nomi illustri, da Lady Diana a Beyoncé, da Edith Piaf a Salma Hayek, escamotage...

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Hanno preso in prestito nomi illustri, da Lady Diana a Beyoncé, da Edith Piaf a Salma Hayek, escamotage tutt’altro che inutile per restare anonime e certo non per darsi un tono: vivono ai margini della società, dimenticate da tutti, la loro casa è la strada. Quattro assistenti dell’Envol, centro diurno che assiste queste donne homeless, se ne prendono amorevolmente cura. Ma la solidarietà non è quasi mai ricompensata, specialmente dalle istituzioni: quando la Autorità comunali decidono di chiudere questo meritevole rifugio, le assistenti decidono di sfidare la legge per evitare che questo aiuto finisca nel nulla.
C’è aria di Ken Loach, ma con un tono più da commedia che dramma, in questo “Le invisibili” del 35enne francese Louis-Julien Petit, giunto al suo terzo film e, come i precedenti, attratto dalle conflittualità sociali, in soccorso delle categorie più deboli. Girato nel nord della Francia, ai confini col Belgio, e tratta ispirazione dalle esperienze di Claire Lajeunie, che sul suo lavoro ha firmato anche un libro e un documentario, l’avventura di queste donne senza dimora, che rappresentano in Francia un fenomeno rilevante, si snoda attraverso una serie di tentativi, non privi di sotterfugi, affinché queste persone non tornino nell’oblio, tra disperazioni e sorrisi, situazioni comiche e drammatiche, ma vissute sempre con la caparbietà e l’orgoglio di servire a qualcosa.
Campione di incassi in Francia e sorretto da sorprendenti prove attoriali, specie nelle persone non professioniste, scelte per la conoscenza di una realtà vissuta sulla propria pelle, “Le invisibili” è un oggetto significativo all’interno di un cinema politico, che si dimostra sempre più urgente e capace di captare la necessità di rendere “visibile” i problemi spesso dimenticati, oltre alle persone. Lo sgombero del centro, pur sceneggiato con sobrietà, contiene l’arroganza delle istituzioni che non si fermano davanti a persone inermi, innocue e che hanno soltanto la colpa di non essere allineate, adeguate al tipo di società, che non sa far altro che rifiutarle: Petit trova, non nascondendo le insidie di una vita così priva di difese, l’accento giusto per creare una forte empatia con lo spettatore, che si commuove e prova sincera tenerezza e simpatia. Non c’è pietismo nel suo sguardo, semmai l’istinto alla sopravvivenza è rafforzato dall’ostinazione di un mondo femminile, quindi doppiamente in difficoltà, che rivendica prima di tutto il rispetto.
Non si dimenticheranno presto questi volti, queste vite complesse e complicate, magari anche non del tutto innocenti (si veda il racconto dell’uccisione del marito da parte di una di loro): è un cinema che si nutre della vita più disagiata, per raccontare storie che colpiscono il cuore.
Stelle: 3

CYRANO MON AMOUR
- Edmond Rostand è un drammaturgo senza successo e senza soldi. Grazie all'interessamento della grande Sarah Bernhardt riesce ad avere una proposta di scrittura da parte dell'attore Constant Coquelin, la cui fama è in declino. Tra mille colpi di scena, prende corpo "Cyrano de Bergerac", che diverrà un trionfo e un'opera fondamentale nella storia del teatro francese. Alexis Michalik dirige con una versatilità stilistica ragguardevole un film divertente, intelligente, che riesce a trasmettere la fase creativa dell'artista, giocando su una rappresentazione che pone la finzione teatrale negli esterni (la Parigi digitale dell'inizio come un dipinto) e quella al contrario realistica negli interni (la parte del convento), ragionando in più modi sulla contrapposizione tra teatro (che molti davano al tramonto) e cinema (che stava nascendo). Bravissimo Thomas Solivérès nella parte di Edmond, non da meno tutto il cast. 
Stelle: 3


TORNA A CASA JIMI!
- Yiannis vive nella parte greca di Cipro e si appresta a lasciare l'isola, forse per sempre. Ma il suo cane Jimi scappa e oltrepassa il confine turco. Non sarà facile riportarlo in Grecia, visto che la legge prevede che nessun animale possa spostarsi da un'area all'altra. Una commedia leggera che affronta con brio il tema ostico dell'isola divisa in due, dai risvolti politici sarcastici che si creano dalle situazioni più grottesche, con un finale conciliante, visto che comunque l'urgenza è quella di far pensare divertendo.
Stelle: 2½
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Il Gazzettino